Castlevania (seconda stagione): la recensione
Le nostre impressioni sulla seconda stagione di Castlevania
A cura di Fabio Canonico
Nonostante la funzione introduttiva della prima stagione questa seconda si concede occasionalmente il lusso di tornare indietro, soffermandosi ancora sulla genesi dell'odio che Dracula prova per la razza umana, sull'uccisione di sua moglie. Una scelta che lascia un po' interdetti, visto quanto già raccontato in maniera esaustiva in precedenza, ma non è la sola a suscitare perplessità nell'ambito di una gestione dei personaggi e delle loro vicende non sempre convincente. Sono vari i volti nuovi, di alcuni di essi si cerca di raccontare il passato e di collocarli in un ruolo all'interno della linea narrativa principale, ma il tentativo non è perfettamente riuscito: su tutti svettano i luogotenenti di Dracula, Hector e Isaac (noti agli appassionati del videogioco), due umani, due fedeli servitori, ma con caratteri e istanze diametralmente opposte, e la loro caratterizzazione è ottima; Carmilla, vampira della Stiria, si presenta fin da subito come alternativa a Dracula, ma le motivazioni che la spingono non sono ben chiarite; poi c'è Godbrand, altro vampiro della corte, un feroce vichingo, ma incapace di lasciare un segno nella vicenda.
Il motivo va ricercato anche nel relativo immobilismo che coinvolge il trio di eroi, venutosi a creare proprio nel finale della prima stagione. Trevor Belmont, Sypha Belnades e Alucard sono granitici nella loro convinzione di contrapporsi a Dracula, ma poco spazio gli viene dato per dare seguito, e quindi azione, al loro slancio. La linea narrativa che li vede protagonisti li mette in una situazione piuttosto statica, nella quale i due uomini (anzi, l'uomo e il dampiro) si beccano, e alla donna è affidato il classico ruolo di paciere. È proprio lei a fare più di tutti, per far sì che i due possano finalmente entrare in azione, ma si è arrivati già quasi alla fine, è quasi un frammento quanto viene affidato al cacciatore di vampiri e al figlio di Dracula (e la maga sarà ancora ben presente), ma quando si prendono lo scena lo fanno alla grandissima, in una battaglia che non potrà non provocare brividi di godimento agli appassionati della serie, fosse anche solo per il brano musicale che la accompagna, ad essi ben noto.
In una narrazione che quindi non dà mai l'impressione di essere particolarmente equilibrata, distendendosi troppo o contraendosi eccessivamente, non trattando nella maniera che ci si aspetterebbe determinati personaggi, trovano comunque collocazione una serie di momenti che la impreziosiscono e che ne definiscono l'identità: la scena della scoperta dell'archivo dei Belmont, ad esempio, è maestosa, in maniera intelligente mostra tutta una serie di oggetti che appartengono all'immaginario videoludico, una strizzata d'occhio ai giocatori ma anche un espediente narrativo, perché è tramite la loro scopera che Trevor inizia a prendere coscienza del proprio ruolo; ma anche i già citati dialoghi, la cui ricercatezza sostiene la componente meno dinamica della storia (ma che a tratti risulta fin troppo elaborata, ottenendo l'effetto opposto). Un impianto sostenuto da una tecnica apprezzabile, per quanto peculiare sia la direzione artistica (e nonostante le animazioni continuino ad essere di qualità altalenante), e da un doppiaggio convicente (soprattutto in lingua originale).
La seconda stagione di Castlevania è, in definitiva, la progressiva trasformazione da valida serie animata a produzione legata, ora sì, compiutamente, a un magnifico immaginario.