Casino Royale

James Bond è appena diventato un agente con licenza di uccidere e deve combattere un pericoloso fiancheggiatore di gruppi terroristici. Se ne parlava come del miglior Bond degli ultimi anni: in realtà, si tratta di un film ridicolo e deludente...

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Se si dovesse eleggere la migliore commedia dell'anno, molti commentatori probabilmente opterebbero per Borat. Ma, francamente, io mi sentire di avanzare la candidatura di Casino Royale. Certo, c'è il piccolo problema che, sulla carta, dovrebbe essere una pellicola d'azione e di spionaggio, ma quando le risate (involontarie, purtroppo) abbondano a tal punto, forse le differenze con Sacha Baron Cohen non sono poi enormi.

Il problema con il personaggio di James Bond è che i produttori, ormai da diverso tempo, non sembrano voler prendere una strada precisa. Da una parte, è difficile abbandonare la formula di successo, fatta di personaggi femminili monodimensionali, gadget avveneristici e situazioni fantasiose e poco credibili. D'altra parte, l'esigenza di rinnovarsi spingerebbe verso altre strade, come quella (serissima e quasi sempre rigorosa) dell'ottimo serial televisivo 24. In Casino Royale, abbiamo azioni terroristiche, gruppi di guerriglieri africani, speculatori di borsa che organizzano attentati e citazioni dell'11 settembre. Ma poi, i destini del mondo si decidono ad un imbarazzante tavolo da poker (la partita è lunghissima, anche se intervallata da altre situazioni, e con diverse incongruenze), Bond si salva sempre per miracolo e tutto dà l'impressione di un gioco per adulti poco cresciuti. Insomma, la pellicola non vuole essere né carne né pesce e i risultati si vedono.

Fin da subito, si capisce che le cose andranno male. Dopo un'introduzione in bianco e nero discreta (ma non così eccezionale come sperato), arrivano i mitici titoli di testa, uno dei marchi di fabbrica della serie. Purtroppo, sono orrendi e banalissimi, tutti giocati stupidamente sui semi delle carte e con una canzone mediocre di Chris Cornell (ex leader dei Soundgarden). Certe presentazioni ora non saranno molto politically correct, ma si rimpiangono decisamente le affascinanti silhouette femminili di Goldfinger e co.

Ma l'elemento peggiore è sicuramente la tanto chiacchierata relazione tra James Bond e Vesper Lynd ("007 in Love!", urlavano le recensioni). Fermo restando che il ruolo di lei è ridicolo (una contabile mandata in una situazione pericolosa come quella?!?) e che è impossibile capire da cosa nasca questo amore folle (a parte le difficili situazioni vissute dalla coppia), le loro scene insieme sono quasi sempre ridicole. (De)merito degli sceneggiatori (ma Paul Haggis quanto sarà stato pagato per riscrivere questa roba? Visti i risultati, sicuramente troppo), che mettono in bocca ai due personaggi delle frasi ultratrash (se siete convinti che il mitico "Pensavo che Natale venisse soltanto una volta all'anno" fosse irraggiungibile, vi sbagliate) e dei momenti ridicoli, come quello sotto la doccia. No, non è come pensate, non si tratta di una scena sexy (curiosamente, di sesso si parla molto, ma se ne fa poco), soltanto un'idiozia che agli autori magari sarà sembrata anche poetica e profonda.

C'è da dire che anche noi italiani abbiamo fatto 'degnamente' la nostra parte. Della serie, 'Bond Girl senz'anima', ecco arrivare Caterina Murino, che dopo essere scesa da cavallo in una scena demenziale sulla spiaggia, è protagonista di una serie di dialoghi con Bond da antologia, anche grazie al doppiaggio (inutile dirvi che siamo a livelli pessimi anche in questo reparto) e alla stranissima pronuncia che le viene data. Claudio Santamaria è un terrorista da operetta, ma per fortuna almeno sta zitto. La funzione principale di Giancarlo Giannini, invece, sembra quella di fare il conto dei soldi che si trovano al tavolo da poker (ma non bastava una didascalia?).

Il tutto viene condito da strizzatine modaiole agli sport emergenti (tutto l'inseguimento iniziale) e con le ovvie parentesi gadgettistiche (si vedono più telefonini qui che in un negozio specializzato, anche se a dire la verità queste promozioni sono sempre meno imbarazzanti di quelle che si vedono nei film italiani recenti).

Insomma, cosa c'è da salvare in questo guazzabuglio? Beh, sicuramente non è Daniel Craig il problema, considerando che incarna forse meglio di tutti l'agente segreto di Fleming, avendo un volto molto meno piacione di quelli apparsi sullo schermo finora. E Judi Dench è sempre bravissima con il tempo che ha a disposizione (troppo poco, a dire il vero).
Insomma, le basi per ripartire con fiducia ci sarebbero anche. Magari è proprio la formula che ha fatto il suo tempo. O forse no, visti gli ottimi risultati (di pubblico e - incredibilmente - anche di critica) ottenuti sino ad ora dal film...

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