La casa dei fantasmi, la recensione

È onesto La casa dei fantasmi, sa cosa vuole essere, ma è anche il livello minimo di originalità per un film originale

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di La casa dei fantasmi, il film in uscita in sala il 24 agosto

Incasellato nel settore dei film che prendono spunto da attrazioni di parchi (come era I pirati dei Caraibi o come è stato Jungle Cruise) anche La casa dei fantasmi è in teoria un film originale. La storia non ha nessuna relazione con l'omonimo film del 2003 sempre della Disney con Eddie Murphy (nonostante il medesimo titolo e la medesima finalità), non è tratto da un romanzo, non adatta nulla, non ha regole e non ha le bibbie delle proprietà intellettuali da applicare. Lo stesso è ben poco originale e rispetta le regole quasi più ferree dei film senza particolare fantasia. I personaggi e quello che avviene cioè ripetono ciò che conosciamo e abbiamo visto mille e mille volte. Non inventa nulla, scatenando nello spettatore la domanda: “Ma quali sono i film originali? Questi che non si ispirano a niente e somigliano a tutto o quelli con un brand o un fumetto, un libro o un altro film alle spalle che però non somigliano a niente altro?”.

La domanda sarà poi complicata dal fatto che La casa dei fantasmi si comporta come un film che appartiene ad una saga anche se non lo è. Vuole sembrarlo, vuole dare agli spettatori quell’impressione mentre gli racconta la storia di (scusate) una casa dei fantasmi. È tutto in chiave umoristica, leggera e “per tutta la famiglia” (scusate di nuovo). Il punto di riferimento per la paura è Scooby Doo, solo blandamente aggiornato. Ci sono alcuni personaggi dai caratteri molto marcati che affrontano una casa infestata e scoprono come e perché, da dove venga la minaccia per poi trovare dentro di sé come sconfiggerla, risolvendo anche questioni proprie. Danny DeVito e Jamie Lee Curtis sembrano però gli unici a sapere come funzionano questi film, gli unici con un’idea di come sarà il prodotto finito e quindi come adattarsi e funzionare.

Nel complesso è tutto semplice, tutto leggero, tutto senza troppe pretese (se non economiche) e impegno. Non è fatto male e quindi non ci sarebbe da volergli male, La casa dei fantasmi non si spaccia mai per quello che non è: quando i personaggi vanno nell’al di là accadono effettivamente tutte le cose che si trovano nelle case dei fantasmi dei parchi a tema (pareti che si allontanano et similia), quindi anche la "lobby dei giostrai" è contenta. Semmai quello che sembra lecito chiedere ad un film simile con queste ambizioni ridotte, è di somigliare un po’ più a Beetlejuice (o almeno avere quel film come punto di riferimento) e meno ad uno special televisivo scritto e recitato in fretta. Gli si può chiedere un po’ di originalità nel character design dei fantasmi e un minimo di impegno nel dirigere gli attori per evitare che associno film per le famiglie a overacting immotivato.

E forse si poteva chiedere di fare un miglior uso di LaKetih Stanfield. Il suo è un corpo afroamericano, un volto e un carattere così fuori dagli schemi e così inusuale che fa male vederlo così omologato. Anche lui ha diritto a incassare il proprio successo con film che paghino bene, però sarebbe davvero un peccato perdere qualcuno di così originale per film che non condivide questa stessa qualità.

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