Cars 2 - la recensione
Con un occhio in più allo spionaggio e uno in meno alle corse automobilistiche, arriva il primo film Pixar pensato solo per scopi commerciali...
Inizia come un film di spionaggio (nettamente il momento migliore), prosegue come un intrigo internazionale in ambienti sofisticati (le corse) e finisce come un episodio televisivo autoconclusivo di un cartone seriale.
Non solo nel film ma anche già nella sinossi di Cars 2 non c'è traccia di spunti sentimentali, di un'idea di cinema vasta e profonda come gli oceani di Alla ricerca di Nemo o di momenti che prestino il fianco ad un coinvolgimento dello spettatore.
Anche l'utilizzo conservativo e poco audace del 3D sembra in linea con quest'idea (Toy Story 3 e Up di certo facevano un lavoro più raffinato in materia), così come il cortometraggio che precede il film, con al centro la vacanza pseudo-hawaiana di Ken e Barbie, somiglia più ai corti inseriti nei DVD (divertenti ma mai esaltanti e appoggiati su personaggi e trame già noti) che a quelli solitamente mandati in sala (produzioni dalle ambizioni alla medesima altezza dei lunghi).
Considerare Cars 2 un pessimo film e l'inizio di una crisi di idee per la Pixar significherebbe però non tenere conto dell'evoluzione, delle dimensioni e dell'impresa incredibile condotta dalla società di John Lasseter. La Pixar di oggi è una casa di produzione che fa parte della Disney; da 16 anni sforna un film l'anno con una potenza ed un'intensità creativa che non hanno eguali (solo a livello tecnico la concorrenza tiene faticosamente il passo). Dunque che tra queste perle annuali ci siano ogni tanto degli esperimenti eminentemente commerciali non deve essere sintomo di nulla. L'anomalia è portare in sala capolavori per 16 anni senza sosta.
Con Cars 2 la Pixar non ha fallito il bersaglio, ha mirato da un'altra parte...