Carnage - la recensione
[Venezia 2011] Molto parlata, molto ben scritta e interpretata, la commedia che Polanski ha girato per parlare di quel che gli è successo non va più in là della sua base teatrale...
Roman Polanski un film tutto in una casa già l'aveva fatto, anch'esso tratto da un'opera per il teatro: si chiama La morte e la fanciulla ed è bellissimo. Se poi proprio vogliamo essere precisi anche Rosemary's Baby è tutto fondato sulle architetture e gli spazi stretti della casa abitata dalla coppia protagonista, per non dire di Repulsione che rende la clausura imposta dalle mura domestiche il centro del film. Dunque che Carnage sia tutto ambientato in una casa (più relativo pianerottolo) non è nulla di nuovo, anzi subisce un confronto in giusto con gli altri film.
Ancora di più Roman Polanski usa il cinema per lavare i suoi panni. Il film parla palesemente del suo "caso" raccontando di un colpevole e una vittima e mettendo in scena l'impossibilità di giudicare, la difficoltà di assegnare pene e forse l'inutilità di tutto questo.
Ci si può lasciar divertire dalle molte battute, ammaliare dalla grazia e dalla potenza interpretativa di Christoph Waltz (ma possibile che quest'attore fuori da qualsiasi media lo doveva scoprire Tarantino a quarant'anni suonati?! In Austria non se n'era accorto nessuno?), come dai mille riferimenti che la trama offre se la si confronta con le ultime vicissitudini di Polanski, ma rimane il fatto che Carnage è un film realizzato alla perfezione eppure povero di audacia, che lo spettatore dimentica in fretta.