Careless Crime, la recensione | Venezia 77

La recensione di Careless Crime, presentato nella sezione Orizzonti alla 77. Mostra Internazionale d'Arte cinematografica di Venezia

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Careless Crime (Jenayat-e bi deghat), film diretto dal regista iraniano Shahram Mokri (già autore nel 2013 dell'interessante Fish & Cat), prende spunto da una storia vera per intrecciare realtà e finzione con l'intento di celebrare il cinema e il suo potere, a volte anche rivoluzionario.

Al centro della trama del progetto, presentato nella sezione Orizzonti della 77. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, c'è una giornata apparentemente normale che assume contorni drammatici quando quattro uomini decidono di dare fuoco a un cinema molto affollato come segno di protesta. Il crimine si ispira a quello compiuto 40 anni prima, durante la rivolta che ha portato a ribaltare il regime dello Shah e che aveva portato proprio agli attacchi contro le sale cinematografiche, causando, con uno degli attacchi, anche la morte di quattrocento persone che erano rimaste bloccate all'interno della struttura senza possibilità di fuggire per colpa di porte bloccate e una serie di circostanze imprevedibili e inaspettate.

Un uomo, dagli istinti piromani e con problemi di tossicodipendenza, entra a far parte di un gruppo che decide di protestare attaccando con le fiamme una struttura che ha in programma un discusso lungometraggio con al centro il ritrovamento di un missile inesploso.

Shahram Mokri decide di raccontare il mondo del cinema intrecciando le storie delle persone comuni coinvolte nel nuovo tentativo di appiccare il fuoco a un luogo di cultura e dà spazio alle varie voci e a diverse generazioni che ruotano intorno alla proiezione di un'opera di cui si mostrano più spezzoni, intrecciando in questo modo le due dimensioni narrative e le tematiche alla base del progetto.

Dalla discesa agli inferi del protagonista alla ricerca delle sostanze che dovrebbero aiutarlo a superare una crisi, attraverso personaggi "doppi" e situazioni quasi oniriche in stile David Lynch enfatizzate da costumi di scena teatrali e apparizioni a sorpresa, alla quotidianità dei giovani che scelgono di andare al cinema per interesse culturale o semplice spirito di aggregazione, Careless Crime enfatizza il valore del cinema nella vita di ognuna delle persone coinvolte nel racconto, accennando ad amori, problemi lavorativi e preoccupazioni per il futuro.

La scelta meno riuscita dal punto di vista della regia è però quella di mostrare più volte gli eventi dalle prospettive di ognuna delle persone coinvolte, rendendo così la narrazione meno scorrevole e piegata su se stessa, senza quasi mai permettere al racconto di fare dei passi in avanti.

La struttura, seppur originale, rende piuttosto complicato distinguere i vari piani su cui si muove il film. L'intento di far perdere lo spettatore nella magia del cinema viene così raggiunto, rimanendo però  privi di quella scorrevolezza e fascino che contraddistingue il primo atto e rendendo davvero complicato ai propri interpreti dare spessore a ruoli delineati fin troppo a grandi linee.

Sul finale, tuttavia, Mokri ritorna a valorizzare l'originalità alla base della sceneggiatura di cui è autore insieme a Nasim Ahmadpour e, porta in scena un epilogo spiazzante e convincente, penalizzato purtroppo dalla struttura fin troppo complessa della narrazione.

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