Caput Mundi - I mostri di Roma 2: Meravigliosa creatura, la recensione

Abbiamo recensito per voi Meravigliosa Creatura, secondo numero di Caput Mundi - I mostri di Roma

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L'universo condiviso di Editoriale Cosmo si espande, comprendendo al suo interno nuovi mostri. Se in Città di lupi, primo numero di Caput Mundi - I mostri di Roma, abbiamo fatto conoscenza delle forze oscure che tessono le trame dietro le quinte a forma di cupola della capitale, in Meravigliosa creatura conosciamo uno dei personaggi destinato a sparigliare le carte in tavola. Eva risorge come una fenice dopo il Rogo della Prenestina, svegliandosi con un aspetto diverso da quello di Maria, identità che aveva prima della tragedia.

L'incendio che l'ha sfigurata, come spesso accade nei fatti di cronaca nera, è il fenomeno visibile di un qualcosa che, in realtà, ha radici ben più profonde. Da un lato della barricata c'è il controllo, la cura ossessiva dei particolari di ogni operazione, infusa dall'alto come fosse un potere divino; dall'altro c'è la passione, il sangue e la rabbia, tutte debolezze prettamente umane.

Il terreno su cui si scontrano le parti è la zona ibrida dell'illegalità di quartiere, habitat naturale (fino ad ora) dei Lupi di Roma. Il concetto alla base di questa miniserie di sei numeri, nata da un'idea di Roberto Recchioni, è tanto immediato quanto efficace: cosa succede quando l'infinitamente piccolo prova a far saltare in aria i piani dell'infinitamente grande? Un risultato non scontato, soprattutto grazie al personaggio che fa da filo conduttore a tutte le storie: il vampiro Pietro Battaglia.

Se nelle storie che hanno per protagonista il violento immortale siciliano siamo in qualche modo abituati alle sue escalation di violenza, quelle che vediamo su Caput Mundi rappresentano una violenza nuova, proponendo una versione più eccessiva della rappresentazione delle periferie metropolitane, tanto cara alle serie televisive contemporanee che trattano lo stesso genere. L'omicidio (apparentemente, stando ai media) senza pretese avvenuto nel paese, cantato in passato da Fabrizio De André, diventa il perno attorno cui ruota un intero gruppo di storie che portano sotto i riflettori un tipo di vicenda che non lascia spazio ad eroi ed antieroi, ma solo carnefici e vittime.

In questa visione complessa della natura umana, Giovanni Masi scrive un numero frenetico, con molta azione, che ribalta più volte il meccanismo preda-predatore che lega i vari personaggi. Francesca CiregiaAntonio Mlinaric, dal canto loro, propongono due stili di disegno tanto diversi quanto interessanti nella loro fusione. Il realistico e la sintesi incrociano corpi e forme, donando un aspetto ancora più grottesco a quanto rappresentato e rendendo la lettura avvincente anche grazie al livello di dettaglio e di astrazione in continuo cambiamento.

Quando a Roma arrivano i Mostri, la città degli uomini passa in secondo piano. Eva è magnetica ed è capace di plasmare il mondo che la circonda, rendendo (quasi) ogni uomo uno strumento nelle sue mani per raggiungere la vendetta personale. Interessante, ad esempio, l'evoluzione del gioco delle parti tra Creatura e Creatore, che va oltre i cliché classici del genere: il dottor Augusto Valente è la micro-storia che assomiglia maggiormente alla macro-storia, perché da salvatore megalomane di Maria/Eva, scoprirà a sue spese che questo legame (a suo parere fondato sul controllo) è tutt'altro che saldo. D'altronde, la stessa copertina di Marco Mastrazzo mostra, senza dubbio, chi sarà la protagonista della storia.

A un terzo del percorso condiviso dagli autori, è chiaro che col tempo tutti i tasselli andranno ognuno al proprio posto, restituendo un ordine superiore d'insieme a ogni storia. Per ora, i due albi usciti restano leggibili anche separatamente, dato che la continuity condivisa procede con un ritmo blando.

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