Caput Mundi – I mostri di Roma 1: Città di lupi, la recensione
Abbiamo recensito per voi Città di lupi, il primo capitolo della miniserie Caput Mundi - I mostri di Roma
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Il tutto nasce da un'idea di Roberto Recchioni,- creatore insieme a Leomacs del vampiro siciliano - tesa a popolare l'odierna Roma di mostri tratti dall'immaginario collettivo, via via alimentato dalla letteratura e dal cinema horror. L'Urbe diventa il contesto imprescindibile dove farli muovere e scontrare in una spietata e sanguinaria lotta di potere in cui sembrano coinvolti anche esponenti delle istituzioni. È il miglior lascito delle avventure di Battaglia.
Molto accattivante la parte grafica del volume, a partire dalla copertina di Marco Mastrazzo. Colpisce per intensità, tecnica e stile Pietrantonio Bruno, classe 1996. Il disegnatore pugliese appare titubante in alcuni momenti e non riesce a garantire la stessa qualità in ognuna delle centoquaranta tavole, ma se sono questi i presupposti, ci troviamo di fronte a un talento da tenere d'occhio con attenzione.
Questo ci è parso il punto di forza e al contempo la debolezza della storia: Caput Mundi doveva introdurre personaggi inediti capaci di catturare il lettore con le proprie forze; qui, invece, la vicenda deve reggersi ancora sul cinico succhiasangue di Recchioni e Leomacs, e pare non possa farne a meno.
Città di Lupi, più che uno spin-off di Battaglia, assomiglia a un episodio della sua saga. Tuttavia, è prematuro avanzare conclusioni e giudizi. Diamo tempo e possibilità ai prossimi appuntamenti di farci entrare appieno nell'Universo Cosmo.