Captain Tsubasa: Rise of the New Champions, un arcade poco convinto del suo potenziale | Recensione
Captain Tsubasa: Rise of the New Champions è un arcade calcistico di stampo giapponese sul famoso anime in Italia noto come Holly & Benji
Captain Tsubasa: Rise of the New Champions divide la propria esperienza in single player in due macro-sezioni, di cui la prima funge prettamente da tutorial narrato e la seconda rappresenta il vero cuore dell'azione. Partiamo, quindi, col dire che l'Episode Tsubasa ci condurrà in quel segmento narrativo che riguarda il Torneo delle Medie: la Nankatsu di Tsubasa Ozora è chiamata alla terza vittoria consecutiva del torneo e toccherà a voi guidarla alla vittoria. Ovviamente vi ritroverete a gestire una squadra con valori non altissimi e che si affiderà inevitabilmente alle qualità del suo capitano, Tsubasa per l'appunto: tutto l'episodio è costruito in modo tale che la narrazione possa intrecciarsi adeguatamente col gameplay, così da farvi anche ripercorrere quelle che sono le scene clou dell'anime. Basti pensare ai tiri combinati dei gemelli Tachibana o anche ad alcuni scambi tra Hyuga e Tsubasa stesso, fino all'incontro con Nitta. Ogni partita, poi, introdurrà dei concetti nuovi dal punto di vista del gameplay, proponendovi un tutorial molto più leggiadro e digeribile di quanto avremmo dovuto sopportare nel caso in cui vi fosse stata una sequela di allenamenti poco ispirata.
Una volta che avrete ottenuto il successo nell'Episode Tsubasa (che andrà giocato due volte, nel caso in cui vogliate completare tutte le possibili strade), potrete impegnarvi con l'Episode New Hero, che vi chiederà anche di costruire il vostro avatar e mandarlo nella mischia. A vostra scelta, a differenziare il percorso che verrà, avrete tre diverse scuole alle quali legarvi, esclusa la Nankatsu di Tsubasa: la customizzazione del vostro avatar è abbastanza capillare, ricalcando quelli che sono gli stili dei personaggi stessi dell'anime, arrivando anche a scegliere in che modo indossare la divisa, se con le maniche à la Hyuga o se con quelle come indossate da Jito. Per l'appunto, dicevamo, vi troverete dinanzi al vero cuore dell'esperienza, perché il vostro avatar, di partita in partita, accumulerà dei punti abilità che dovranno essere spesi per andare a costruire il giocatore perfetto, avvicinandolo il più possibile alle quali di Tsubasa.
L'obiettivo quindi è dribblare il più possibile, passare anche quando non ce n'è bisogno e tirare cercando di segnare a più non posso: così facendo otterrete il massimo possibile e convertirete le vostre prestazioni, e le vostre vittorie, in punti abilità. Arrivare a un valore complessivo di 150 è abbastanza proibitivo, ma non infattibile. Una volta, poi, terminata la trafila e vinta la finale (a seconda della scuola selezionata all'inizio sfiderete Brasile, America o Germania) potrete andare a registrare il vostro giocatore personale in una squadra che userete sia in locale che online, facendolo diventare a tutti gli effetti un personaggio di Tsubasa.
Al di là di queste due modalità in single player, che a livello teorico rappresentano comunque due passatempi interessanti per come sono stati strutturati, le note dolenti di Captain Tsubasa si ritrovano nel gameplay. Ricalcando un arcade purissimo, che non alcun tipo di velleità simulativa e che dona un senso alle skill soltanto quando si parla di potenza di tiro e nient'altro, il gameplay è troppo spesso scarno e randomico, creando un sistema poco profondo e anche abbastanza frustrante. Dimenticatevi, quindi, qualsiasi tentativo di costruire un'azione degna di nota o scambiarvi dei passaggi per sopraffare la difesa avversaria, perché la meccanica più usata - e della quale più abuserete - è quella del dribbling, affidato ai tasti R1 e R2. Rispettivamente attiveranno due diversi tipi di azione, che dovranno andare a confrontarsi con quanto compiuto dall'avversario, o dalla CPU, che non dovrà premere il vostro stesso tasto: nel caso in cui riuscirete a superare due avversari di fila attiverete una sorta di boost che vi permetterà di caricare molto più rapidamente la barra del tiro, arrivando all'abilità speciale che vi farà scagliare la palla verso la rete.
Ovviamente ogni giocatore ha un'abilità di tiro specifica, condizionata dai valori di potenza e velocità, ma troppo spesso gli estremi difensori saranno in grado di parare i vostri assalti, costringendovi così a trasformare Captain Tsubasa in un gioco che richiede solo di sfiancare il portiere il prima possibile, così da arrivare a segnare senza difficoltà. Qualcuno potrebbe dire che tale meccanica è protagonista anche Dream Team, il titolo gacha mobile disponibile da tre anni sul mondo di Tsubasa, con la differenza che almeno lì il gameplay si basa su un discorso matematico, di moltiplicatori e di potenziamenti dei giocatori molto più profondi di un arcade. Doversi preoccupare di indovinare il dribbling giusto e arrivare in tempo a scagliare il proprio tiro contro il portiere trasforma l'intero gameplay in qualcosa di molto riduttivo e di poco profondo, vanificando qualsiasi velleità di costruire una tattica o altro.
Va da sé che qualsiasi difensore sarà in grado di fermare anche il più forte degli attaccanti, e viceversa anche uno dei gemelli Tachibana potrà togliere palla al roccioso Kaltz. Con un briciolo di esperienza e di furbizia potreste riuscire ad aggirare il problema del portiere, trascinandolo fuori dai pali e poi, in velocità, aggirandolo e segnando così a porta vuota, ma il problema legato ai dribbling permarrà fino alla fine, costringendovi a gestire il tutto come se fosse una roulette russa: in alcuni casi potreste aver imparato anche il pattern di movimento dell'avversario, così da capire in che modo sta intervenendo, ma in fase di non possesso non ci sarà molto da anticipare o da intuire, se non da affidarsi al caso.
Accanto a questa scarsa profondità del gameplay si riscontra anche una povertà legata a tutte le attività sussidiarie, perché Captain Tsubasa prova a proporre un sistema di carte e la classica lotteria del recupero oggetti che non dona la profondità che ci saremmo aspettati di avere. Sarebbe potuto servire per costruire una squadra come avviene in Fifa Ultimate Team, oppure un club come anche ha deciso di fare PES negli ultimi anni, invece no: ci sarà un valore amicizia sul quale basarsi e serviranno solo per potenziare il vostro personaggio in Episode: New Hero, cercando di entrare in quel meccanismo inerente il "furto" di abilità e di tecniche per diventare un frullatore di tutti i più forti giocatori del titolo. I punti per poter sbloccare i vari pacchetti, inoltre, si potranno raccogliere soltanto negli eventi extra o completando delle sfide apposite nel corso della modalità single player.
Per quanto riguarda infine l'aspetto tecnico è da apprezzare completamente il cell shading realizzato per riprodurre l'intero gioco: molte delle scene arrivano direttamente dal remake dell'anime pubblicato nel 2018, mentre tutto il resto è realizzato sfruttando un tratto preciso e ben colorato, sempre molto vivo e acceso. La pigrizia si nota, però, nei momenti in cui il giocatore viene mostrato su uno sfondo sfocato mentre è intento a compiere un'azione, che non ci è dato sapere quale sarà, così da non doversi preoccupare di costruire una scena completa ex novo. Un vero peccato, perché denota la pochezza avuta dal team di sviluppo nel voler approcciare la realizzazione tecnica. In ultima analisi, abbiamo trovato molto fastidiosa la telecronaca durante le partite, essendo esclusivamente in giapponese e praticamente urlata in ogni momento, togliendoci qualsiasi piacere di tenere il volume alzato durante le nostre sfide. Un aspetto che poteva essere decisamente ritoccato, anche nel momento in cui le voci vanno a sovrapporsi tra i commenti dei giocatori in campo e il telecronista che si agita per qualsiasi avvenimento possibile.
Captain Tsubasa: Rise of the New Champions, tirando le somme, resta un'esperienza che dal punto di vista del fan service andrà ad accontentare molti degli appassionati del brand di Captain Tsubasa. Dall'altro lato, però, sarà inevitabile anche per loro notare come il lavoro fatto sia davvero poco impegnato: il gameplay è molto scarno, riducendo il tutto a una meccanica di due tasti da premere al momento giusto e sperando di non incappare in una sovrapposizione da parte dell'avversario, e l'unico aspetto appassionante delle partite è riprodurre le più iconiche abilità viste nell'anime, dal Tigro della Tigre fino al Tiro infuocato di Schneider. Per il resto la modalità New Hero si conferma la summa dell'intera esperienza: un "vorrei, ma non posso" al quale sarebbe bastato compiere un piccolo passo in avanti per creare un prodotto gradevole e appassionante. La speranza è che questo Captain Tsubasa sia servito solo per tastare il terreno e arrivare, nei prossimi anni, sul mercato con una produzione più accorata e avvincente.