Captain Marvel, la recensione
Un po' goffo e mal retrodatato agli anni '90, Captain Marvel non lavora bene sui dettagli ma per fortuna ha tutta la forza del classico stile Marvel Studios
A farlo sono principalmente Jude Law e Brie Larson, livelli diversi della gerarchia militare, presto presi in una missione che li dividerà, dando il via all’intreccio vero e proprio e quindi alla origin story di Captain Marvel che, curiosamente, già all’inizio fa sfoggio di una parte dei suoi poteri. È questo piccolo trucco, per quanto non portato proprio con grande raffinatezza, il segreto della presa di un film che per il resto si muove in maniera molto classica rispetto agli standard Marvel. Tra ricordi e tempo presente la protagonista ha già quel che serve per essere una supereroina ma cerca di capire chi è davvero. Come insegnato dall’alfiere dell’universo rivale, Superman, il punto di essere un eroe non è tanto possedere i poteri ma avere consapevolezza di chi si è.
Il percorso di scoperta del film si svolgerà nel 1996, a partire da un atterraggio di fortuna sulla Terra, dentro un Blockbuster (possiamo cominciare a considerare la gag del Blockbuster-che-non-c’è-più ufficialmente banale?) e sarà tempestato di riferimenti agli anni ‘90 smaccati e a pioggia. Non dosati bene ma appiccicati con grande evidenza, spesso leggermente fuori tono come del resto capita con le canzoni (peccato, perché invece lo score nel gran finale sembra quasi recuperare un'antica passione per le melodie). Se James Gunn per Guardiani della Galassia aveva recuperato dei successi dimenticati degli anni ‘80 con grande capacità di abbinarli a scene spaziali, qui invece tutto il campionario della musica più nota e abusata dei ‘90 non riesce a suonare così ben accoppiato.
Sono dettagli che non fermano il treno in piena del film. Tuttavia per queste ragioni Captain Marvel, al netto della consueta impeccabile godibilità dei film Marvel e della maniera perfetta in cui si incastra nella continuity del MCU (cambiando tanto di quel che già sappiamo), più di altri film dà l’impressione di aver risposto a molte diverse indicazioni di produzione (la nostalgia, l’uso di effetti analogici, una sfacciata ed esplicita metafora politica…) in maniera più smaccata che raffinata.