Captain America: Sam Wilson #1, la recensione

Abbiamo letto e recensito per voi Captain America: Sam Wilson #1 di Nick Spencer e Daniel Acuna

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Capitan America non è più quello di una volta. Oppure, è proprio quello di sempre. Difficile scegliere dopo la lettura di questo esordio della Sentinella della Libertà targato All-New, All-Different Marvel. Difficile anche a causa delle mille parole spese attorno a questo fumetto, dall'establishment della Marvel, dai critici della destra conservatrice statunitense, dagli autori americani, dai difensori di Sam Wilson che, povero, non voleva far altro che seguire la propria natura, smettere di fingere di essere chi non era, terminare il suo tentativo necessariamente fallimentare di essere una versione nera di Steve Rogers.

Di questo si tratta: Sam è Sam, non sarà mai Steve, l'amico che lo ha reso un eroe e che gli ha affidato lo scudo di Cap. La storia è quella di chi ha scelto di vivere secondo le proprie convinzioni a costo di deludere colleghi, amici. Quanto può un uomo, per ammirazione, riconoscenza, senso del dovere, sopportare di vestire i panni di qualcun altro? E davvero è meno faticoso se questo qualcuno è colui al quale deve tutto, il suo modello, la sua guida? Oppure tutto ciò non fa altro che aumentare lo sforzo, perché quel modello è irraggiungibile, perché quei sentimenti deviano dal sentiero che sarebbe più naturale? Sam Wilson, che ha il compito di incarnare gli Stati Uniti, i valori della bandiera e del popolo che vive alla sua ombra, dà una risposta a queste domande, prende una decisione ed è destinato a pagarne il prezzo, a sopportarne il peso.

Nick Spencer racconta l'abbandono dello S.H.I.E.L.D. da parte di Capitan America in modo molto intelligente, mostrandoci l'uomo dietro la maschera dopo che ha preso la decisione, raccontando come un flashback il trauma della separazione, la scelta sofferta di seguire una morale personale invece di quella istituzionale. Vediamo Sam in pace, sereno, non ancora alleggerito dalle difficoltà che ha deciso di affrontare, ma certamente calmo, sicuro di aver fatto quel che doveva. Il che alleggerisce una storia che avrebbe rischiato di cadere pesantemente nella retorica e, soprattutto, ci dà una prospettiva moderna sugli eventi che vengono raccontati. Il rischio di Captain America: Sam Wilson #1 era quello di risuonare in maniera troppo evidente sulle stesse note degli anni Sessanta, delle storie in cui Steve Rogers, in disaccordo col Governo Americano, abbandonava l'identità di Cap per diventare Nomad, il giustiziere fuori dagli schemi di un'America corrotta e inaffidabile.

Invece questa è la storia di Cap e di Sam, non di Steve e di Nomad. Spencer schiva il meteorite più grosso tra quelli potenzialmente in collisione con il suo progetto e dà il via a qualcosa di coraggioso e inedito. Scende decisamente in politica, con il suo Capitan America ribelle e indipendente e con i razzisti e nazionalisti Figli del Serpente come primi avversari, non a seguito di un evento traumatico per il Paese, ma nel bel mezzo di dibattiti importanti e delicati; non a bocce ormai ferme, come voce consolatoria di una generazione di giovani che si fanno domande su chi li governa, come Stan Lee a seguito dello scandalo Watergate, ma come autore con una visione di un personaggio coerente con la sua storia: una storia (e scusate se ci ripetiamo) che è quella di Sam Wilson e (vorremmo sottolineare questa "e") di Cap.

Non è quel che i fumetti Marvel fanno da sempre, osservare prima di tutto chi ci sia sotto la maschera? Sorpresa: c'è un uomo nato e cresciuto ad Harlem, c'è un nero americano che ha sempre lottato principalmente per i diritti della sua gente, c'è un eroe che da sempre ha un'identità fortissima e che appartiene al cento percento agli Stati Uniti che deve rappresentare. C'è, soprattutto, una persona che potrebbe avere un'idea di progresso non esattamente conforme a quella di una politica governativa chiaramente insufficiente a garantire i diritti di tutti, l'eguaglianza di fronte a Dio e agli uomini che la nazione promette ai suoi cittadini. Quell'uomo deve scegliere quale sia il significato della sua uniforme, deve prendere una direzione: essere il paladino di tutti quanti o lottare per un'idea di giustizia che non può che essere personale? La seconda.

I disegni di Daniel Acuna, della solita ottima fattura, incorniciano una storia coraggiosa, inaspettata sotto certi punti di vista, ma che, a ben guardare, è perfettamente coerente con la storia di Capitan America e con quella di Falcon, soprattutto nel ribadire ai lettori più distratti che i due sono ormai la stessa persona. Un bell'esordio, questo Captain America: Sam Wilson #1. Speriamo che il suo seguito, viste le premesse poste soprattutto nel finale dell'albo, sia all'altezza delle aspettative create da Nick Spencer.

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