Captain America: il Primo Vendicatore, la recensione

Con Captain America: il Primo Vendicatore il regista Joe Johnston riesce a confezionare un'avventura d'azione convincente, intrisa di un certo senso di nostalgia...

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C'è un momento, in una delle prime scene di Captain America: il Primo Vendicatore, in cui il terrificante Teschio Rosso fa un riferimento direttissimo ai Predatori dell'Arca Perduta. Questa scena è emblematica di tutto il film di Joe Johnston, intriso di vibrante nostalgia per un certo cinema d'azione che da diversi anni Hollywood sembra aver dimenticato (e di citazioni che difficilmente gli spettatori teenager coglieranno e apprezzeranno).

C'è da dire che il materiale di base sembrava perfetto per un simile trattamento: la storia di origini di uno dei supereroi più iconici della Marvel, ambientata nella Seconda Guerra Mondiale, con nemici praticamente universali come i nazisti (o meglio l'Hydra, reparto speciale al servizio - ma non troppo, come si scopre rapidamente nel film - del Fuhrer). L'approccio poteva essere di due tipi: la rielaborazione dark di una vicenda ambientata in uno dei periodi più bui della storia moderna (con psicologie approfondite, villain tridimensionali e un commento sul significato della guerra, dell'eroe e della propaganda), o una grande e divertente avventura d'azione. La Marvel ha deciso di seguire la seconda strada (in linea con gli altri film della lineup che condurrà ai Vendicatori l'anno prossimo), ma come inquadrare il tutto in un contesto storico del passato, realizzando un film a sè ma che non si allontani troppo dal discorso generale iniziato anni fa con Iron Man e diretto verso il crossover di Joss Whedon? Con una operazione nostalgia, appunto, e visto il risultato è evidente che Joe Johnston si è trovato perfettamente a proprio agio nel ruolo di regista.

E come non poteva esserlo: premio Oscar per gli effetti visivi dei Predatori dell'Arca Perduta, autore di un piccolo gioiellino intitolato The Rocketeer (e ambientato nella Seconda Guerra Mondiale), oltre che di pellicole come Tesoro mi si Sono Ristretti i Ragazzi, Jumanji e Jurassic Park III, il regista texano dimostra in ogni inquadratura di Captain America: il Primo Vendicatore di sentirsi a casa sua, di raccontare una storia che desiderava raccontare da tempo.

Il film in sè è uno dei migliori blockbuster del 2011 visti finora, il miglior cinecomic Marvel dall'uscita di Iron Man, persino superiore a quest'ultimo sotto alcuni (pochi) aspetti, primo tra tutti quello della struttura della storia. I film di origini finiscono troppo spesso per perdersi nel raccontare la nascita dell'eroe, dimenticandosi di mostrarcelo in azione. In Captain America, fortunatamente, questo viene evitato raccontandoci la nascita e l'evoluzione dell'eroe proprio mentre è in azione. Così, dopo una lunga introduzione e qualche prologo di presentazione del villain, ci rendiamo conto che Steve Rogers è diventato davvero Captain America un secondo dopo la sua trasformazione, quando rincorre all'impazzata un assassino dell'Hydra per le vie di New York. Poco più avanti, dopo una "parentesi" all'USO a tratti molto divertente, scopriamo che Captain America è veramente eroico durante una spettacolare sequenza di salvataggio. E ancora, è durante la drammatica sequenza d'azione finale che scopriamo veramente il suo valore.

Chris Evans riesce a essere perfettamente in parte sia nel ruolo del rachitico Steve Rogers (realizzato parzialmente in CGI e davvero credibile), sia in quello del forzuto supereroe (soprattutto quando gigioneggia durante la sua partecipazione agli spettacoli USO). Ottima poi la caratterizzazione di alcuni dei personaggi di contorno, dal Dr. Erskine (Stanley Tucci buca lo schermo nei pochi minuti che gli vengono concessi) ad Arnim Zola (Toby Jones, opportunista al punto giusto), passando per Peggy Carter (Hayley Atwell) e un giovane Howard Stark (Dominic Cooper). Un po' troppo marginale il ruolo di Bucky (Sebastian Stan), mentre non si può non sottolineare la performance di Tommy Lee Jones nei panni del Colonnello Chester Phillips, al quale sono affidate alcune delle battute più brillanti di uno script che, in generale, è ricco di umorismo.

Quello che funziona poco è in generale la componente villain. Hugo Weaving sa essere terrificante nel ruolo di Teschio Rosso (con o senza maschera), ma non fa altro per il resto del film: il suo personaggio si limita ad avere semplicemente sete di distruzione e potere. Si spiegano poco, inoltre, le attrezzature fantascientifiche in sua dotazione (soprattutto nel design), così come non è chiaro come si procuri costantemente risorse e uomini per muovere alla conquista del mondo.

Incongruenze che si possono anche perdonare a un popcorn movie estivo, così come i fan del fumetto originale potranno digerire l'assenza quasi totale di riferimento ai nazisti veri e propri (ma il resto del film è disseminato di citazioni degli albi di Cap), ma che limitano l'intera vicenda alla sola crescita interiore del protagonista, sino alla fine piuttosto ingenuo nel proprio voler servire a tutti i costi una patria che fatica a riconoscerlo come eroe vero e proprio e preferisce immaginarlo come eroe dei film o degli spettacoli USO.

Per il resto, una bella fotografia quasi seppia in buona parte delle scene, una ricostruzione scenografica degli anni quaranta davvero ricca e realistica (che probabilmente farà guadagnare al film una nomination all'Oscar) e la buona colonna sonora di Alan Silvestri (che tuttavia non sembra sprecarsi), contribuiscono a confezionare un bel kolossal d'azione, che è proprio quello che si sperava che fosse questo Captain America: il Primo Vendicatore. Non il miglior film supereroistico di sempre, ma uno dei pochi che negli ultimi tempi è riuscito a crearsi un'identità distinta e particolare.

Postilla sul 3D: anche questa riconversione appare perfettamente inutile (oltre a scurire l'immagine). A parte alcune sequenze iniziali, il resto del film non trae assolutamente vantaggio dal formato...

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