Capitan America 97, la recensione
Abbiamo recensito per voi il numero 97 di Capitan America, di Mark Waid e Chris Samnee
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Conclusa l’oscura parentesi, è giunto per Capitan America il tempo di ricucire questo strappo. Come accaduto nei momenti più bui della sua vita, il buon Steve decide di rimettersi in sella alla sua moto e partire per un viaggio itinerante attraverso gli Stati Uniti. Lontano da grattacieli, machiavelliche macchinazioni e basi militari segrete, il Nostro vuole riscoprire la vera essenza del suo popolo, in modo da ritrovare slancio e convinzione. La prima tappa lo conduce in Nebraska, dove si festeggia un particolare anniversario a lui dedicato.
Permeato da uno spirito classico atto a riportare in auge la tradizione e le icone della Casa delle Idee, l’esordio di Capitan America nell’era Legacy è un fumetto convincente che, lontano dalla politica e dalle atmosfere oscure che hanno caratterizzato gli ultimi anni, torna a splendere di una luce positivista mai banale. Leggendo lo spillato si respira infatti un’aria leggera e spensierata, quasi ingenua se consideriamo l’enorme impianto concettuale imbastito da Spencer per la fase precedente.
Waid opera un drastico ribaltamento nel rapporto tra Capitan America e la sua gente: se fino a poco tempo fa erano i civili ad aver bisogno dell'eroe, ora è esattamente il contrario. L’importante lavoro psicologico su Steve, unito a una vivace e funzionale componente action, permettono all’arco narrativo La patria dei coraggiosi di lasciare emergere una ballata amara dai risvolti intimisti per una figura ultimamente compromessa da stravolgimenti radicali.
Sempre affascinante il lavoro di Samnee al tavolo da disegno: ogni aspetto della costruzione della pagina è curato nei minimi dettagli, portando a risultati impressionanti in termini di espressività e dinamismo. Il tratto pulito dell’artista americano caratterizza pagine dalla marcata costruzione cinematografica che, a livello di narrazione degli eventi, rendono quasi superflue le didascalie e i ballon. I colori di Matthew Wilson, infine, riescono a catturare le atmosfere rurali caratterizzanti di questo storyarc.
Un breve intermezzo di sole due pagine – la Primer Page sulle origini del Discobolo scritta da Robbie Thompson e splendidamente disegnata da Valerio Schiti – separa i due episodi ripercorrendo le fasi iniziali dell’epopea dell’eroe con lo scudo. Segnaliamo, infine, una rinnovata veste grafica davvero pregevole, volta anch’essa alla riscoperta di piccoli accorgimenti classici e in grado di creare un ideale ponte con la tradizione Marvel.
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