Capitan America 100, la recensione
Abbiamo recensito per voi il centesimo numero di Capitan America, di Mark Waid e Chris Samnee
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Nel Nuovissimo Universo Marvel emerso dalle ceneri di Secret Wars, Capitan America è stato il personaggio che ha subito il più importante cambiamento di status quo. Durante la gestione di Nick Spencer, infatti, abbiamo assistito a uno dei più grandi tradimenti della storia dei comics: Steve Rogers, emblema vivente dei valori dei Padri Fondatori, è diventato il Leader Supremo dell’Hydra. Un clima di terrore ha contaminato l’intera comunità supereroistica, accompagnando i lettori fino a Secret Empire, cupo megaevento con il quale lo scrittore americano ha concluso la sua run.
Dopo una prima sosta nella località di Bouton, Cap ha dovuto dar fondo a tutte le sue abilità per sfuggire alle trappole letali preparate da Kraven il Cacciatore. Purtroppo, ad attenderlo c’era una minaccia ben più grande: il gruppo criminale Rampart è infatti riuscito a catturarlo e persino a ibernarlo (di nuovo). Al suo risveglio, Steve si è ritrovato nel 2025.
Destino (e non parliamo di Victor Von Doom) ha voluto che il numero 100 della testata italiana di Panini Comics ospitasse la settecentesima uscita della serie originale americana. L’apprezzata coppia composta da Mark Waid e Chris Samnee celebra dunque questo importantissimo appuntamento con l’ultimo capitolo dell’arco narrativo Fuori dal tempo, regalando ai lettori un sentito omaggio a uno dei creatori del personaggio, nonché figura fondamentale del mondo del Fumetto: Jack Kirby.
Lo storyarc imbastito da Waid convince per la solidità con la quale porta avanti il discorso intrapreso nei numeri precedenti: ai toni spensierati delle prime uscite Legacy, lo scrittore di Daredevil e Avengers aggiunge una gravitas fondamentale per elevare l’intensità del racconto e imprimere un’accelerazione appassionante, complice anche un colpo di scena che richiama un evento cruciale nella vita del discobolo. Steve è costretto a prendere delle decisioni che, mai come in questo momento, determinano la vita di milioni di persone: il peso di queste scelte è tutto sulle sue spalle e lo spinge a rivedere alcune sue convinzioni. In un ruolo per lui inedito, Capitan America appare solo e fragile, ancora una volta un uomo fuori dal tempo chiamato a mantenere in vita un sogno di libertà.
La lettura del capitolo conclusivo scorre magnificamente grazie allo storytelling di Samnee, che permette di attuare una decompressione degli eventi traducibili in poche vignette, tutte in grado di trasmettere tensione e drammaticità. L’affiatamento tra i due autori è palese e produce risultati sempre sorprendenti, in questo caso incredibili tavole dal taglio cinematografico dense di azione e dettagli.
Emozionanti anche le poche pagine di La sfida, storia breve con cui i testi di Waid si uniscono ai disegni di Kirby in un virtuale passaggio di testimone tra chi il personaggio l’ha creato e chi, oggi, lo riporta vicino a quel primigenio fascino. L’operazione è nostalgica e assolutamente accattivante, ma soprattutto offre la possibilità di apprezzare ancora una volta l’arte del Re: un rimontaggio di vignette provenienti da diverse storie di Kirby, colorato per l’occasione da Matthew Wilson.
Dopo l’esordio nel precedente numero, continuiamo a seguire le avventure di Occhio di Falco e del Soldato d’Inverno sulle tracce della Vedova Nera; sebbene abbiamo assistito alla sua uccisione (sulle pagine di Secret Empire 7), i due ex di Natasha sono convinti che sia ancora viva. La prova? Una serie di omicidi sta colpendo i massimi esponenti dell’Hydra e il modus operandi riconduce inequivocabilmente a quello della Romanoff.
Il freddo Bucky e lo scapestrato Clint sono i due volti di questo buddy comic scritto da Matthew Rosenberg (La resurrezione di Fenice) e disegnato da Travel Foreman (Ultimates2). La rilanciata Tales of Suspense è il contenitore ideale per questo genere di racconto, che fonde una storia dal sapore spionistico a divertenti siparietti mai banali o fuori luogo.
Il cliffhanger che chiude l'episodio, inoltre, accresce l'interesse per questo arco narrativo dagli sviluppi incerti ma appassionanti.