Capitan America 1, la recensione
Abbiamo recensito per voi il primo numero del rilancio di Capitan America, di Coates e Yu
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Il 2018 è stato un annus horribilis per Capitan America: durante il megaevento orchestrato da Nick Spencer, Secret Empire, abbiamo scoperto che la Sentinella della Libertà tramava nell’ombra da tempo per assumere il controllo degli Stati Uniti nella sua nuova veste di Leader Supremo dell’Hydra. Nel finale della miniserie, però, lo Steve Rogers “buono” faceva ritorno sulla scena per salvare ancora una volta la sua gente.
Avvalendosi dell’apporto di una certezza al tavolo da disegno come Leinil Francis Yu, lo scrittore afroamericano si lascia alle spalle la parentesi distensiva di Waid e riprende la narrazione dall'epilogo di Secret Empire: l’Hydra è stata sconfitta ma non debellata, sebbene appaia indebolita e pronta a essere scalzata dalla Grande Madre Russia. L’attenzione del Capitano, dunque, è catturata dagli ultimi colpi di coda dell’organizzazione criminale e dalla necessità di ricostruire la propria immagine pubblica e privata.
In particolare, Capitan America ha sempre dichiarato di voler difendere il Sogno Americano ma, vista l'attuale situazione politica, ha ancora senso parlare di sogno? L'idea fondante di democrazia tra le più influenti del pianeta è ancora valida o risulta superata dagli avvenimenti che quotidianamente mettono in discussione il messaggio dei Padri Fondatori? Domande che Coates trasla nell’approccio a questa serie portata nelle edicole italiche, un episodio alla volta, da Panini Comics.
Il primo numero di Capitan America mette in mostra l’intelligenza con la quale il saggista americano riesce ad ampliare il proprio raggio d’azione e studiare le implicazioni che Secret Empire ha avuto nel cast degli storici comprimari; nello specifico, Sharon Carter, la donna più vicina a Steve e dunque la più colpita dal punto di vista personale. Un dettaglio non da poco che non era ancora stato affrontato in maniera approfondita dagli autori e che permette a Coates di conferire grande umanità al personaggio con una manciata dialoghi ben dosati.
Il super eroe con lo scudo stellato appare deciso nella sua battaglia contro le minacce dal volto familiare, ma l’uomo dietro alla maschera è profondamente turbato dalla perdita di ogni certezza e dalla messa in discussione del proprio io, del proprio ruolo. Ed è proprio tramite i pensieri di Steve che un lucido Coates pone domande importanti al lettore, pungenti, mentre pagina dopo pagina introduce abilmente tutte le componenti che andranno a caratterizzare questa nuova serie.
I toni delle storie di Cap, dunque, si fanno solenni e le atmosfere cupe, con i disegni di Yu che colgono ogni suggestione legata al delicato frangente vissuto dai personaggi. Il tratto espressivo dell'artista filippino ci consegna tavole in cui la sensazione di conflittualità è costante, dove la lotta – sia essa fisica che interiore – caratterizza i protagonisti per esprimere le diverse sfumature dell'intrigante storia che va a cominciare.
Consapevoli del taglio del precedente lavoro di Coates per la Casa delle Idee, ci affacciamo con alte aspettative al futuro di Capitan America. Se, come è ovvio, è ancora presto per esprimere un giudizio esaustivo, i presupposti mostrati da questo primo episodio lasciano ben sperare.