Il canto delle onde, recensione
Abbiamo recensito per voi Il canto delle onde, opera di Marco Rincione e Jessica Cioffi edita da Shockdom
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Travolta da una crescente crisi socio-economica, la Terra è ora preda di fameliche multinazionali disposte a tutto per sfruttare la situazione e ottimizzare i propri profitti; due in particolare sono riuscite a creare una nuova forma di governo, gli Stati Diffusi, dividendo il mondo in altrettanti blocchi: NewState e TheNation.
Dopo Vite di carta, di Marco e Giulio Rincione, è ora la volta di Il canto delle onde, che offre uno spaccato della Trieste del 2030. Protagonisti di questa toccante storia sono l’adolescente Claudia Tessan, suo fratello maggiore Giorgio e una città abbandonata a se stessa, all’interno della quale si muove un gruppo di neonazisti guidati da il capo senza nome: la loro “missione” è ripulire il capoluogo dai Timed. Claudia sembrerebbe proprio uno di questi esseri speciali, dato che possiede la capacità di sentire le voci dei pesci, tanto che spesso si attarda nei pressi dello specchio d’acqua antistante il Castello di Miramare per ascoltare le storie che hanno da raccontarle.
Marco Rincione firma la sceneggiatura di una tragedia moderna perfettamente calata nel progetto di Shockdom. Abbandoniamo le atmosfere da spy story e le adrenaliniche sequenze supereroistiche di Rio 2031 per immergerci – è proprio il caso di dirlo – in un’opera più autoriale (come Vite di carta), una ballata intimista e delicata.
Partendo dalla sensazione latente di tensione che caratterizza l’universo Timed, Rincione amplia il substrato emotivo attraverso i problemi personali di Claudia, una ragazzina alienata dalla società in cui vive, e tratteggia una condizione malinconica di non facile rappresentazione: rifuggendo banalità e stereotipi di genere, Claudia ruba la scena con il proprio animo travagliato, una lotta perenne tra il suo amore per Asburgo e una quotidianità che la vuole costantemente concentrata e vigile.
La condizione di solitudine vissuta dalla protagonista e la sensazione di estraneità alle dinamiche dominanti del contesto in cui vive sono tematiche potenti nella sceneggiatura di Rincione. Questa volta l’outsider non solo viene emarginato ma vuole esserlo, chiudendosi in viaggi onirici e in racconti di storie amorose dai contenuti tragici. Solo grazie ai propri poteri Claudia sembra scrollarsi quell’aura negativa che accompagna le sue giornate, caratterizzate da uno stato di forte depressione.
La costruzione di questo mondo immaginario fatto di racconti drammatici rappresenta il punto di forza di una sceneggiatura che colpevolmente trascura la caratterizzazione dei comprimari preferendo concentrarsi sul tema degli amori impossibili; il fascino esercitato dalla storia, però, è talmente potente da mitigare questa lacuna.
Le splendide tavole di Jessica Cioffi, in arte Loputyn, sono quel quid che permette a Il canto del mare di farsi apprezzare nonostante alcune pecche dei testi. Il tratto morbido e rotondo dell'artista - fortemente influenzato dalla tradizione nipponica - esalta la componente espressiva del racconto quanto il contesto in cui è immerso; ciò crea un'ideale dicotomia con la brutalità dei contenuti (alcune sequenze sono decisamente cruente). Allo stesso tempo, affascinano le soluzioni decadenti con le quali viene rappresentato lo scenario lugubre di una Trieste ormai abbandonata, dall’animo perso e malato.
Il connubio tra parole e disegni di Il canto delle onde ci regala pagine intense che mostrano le grandi potenzialità di Timed, qualcosa di valido e innovativo nel panorama del Fumetto italiano ma ancora perfezionabile tramite piccoli accorgimenti che permetterebbero ai singoli capitoli di splendere ulteriormente.