Cannibal Family 17: Siamo quello che mangiamo, la recensione

Cannibal Family 17 propone convincenti declinazioni Ink del thriller, dell'horror e dell'action

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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The Cannibal Family 17: Siamo quello che mangiamo, copertina variant di Rossano Piccioni

Dopo lo sconcertante Death Race, l'attesa dei fan della Famiglia Petronio viene ampiamente soddisfatta dal diciassettesimo numero di Cannibal Family, pubblicato da Edizioni Inkiostro. Siamo quello che mangiamo contiene il prosieguo delle tre linee narrative principali dell'albo precedente, che sostanzialmente rappresentano la declinazione Ink del thriller, dell'horror e dell'action.

Nella storia che dà il titolo al brossurato, Stefano Fantelli e Paolo Antiga riprendono le trame intessute ne Il nostro pasto quotidiano. La vicenda è ambientata nel presente ed è incentrata sulla vacanza - ormai divenuta un incubo - di Alfredo e Sara, cominciata sulle pagine di Cannibal Family 13: La morte di Petronio (agosto 2017). In un paesino di montagna, semi-sepolto dalla neve, il patriarca e la nipote sono braccati da uno spaventoso energumeno invulnerabile alle pallottole e la cui misteriosa e inquietante natura potrebbe addirittura rifarsi a esperimenti militari del Terzo Reich. Il passato di Alfredo, irriducibile nemico di nazisti e fascisti, sembra dunque tornato per vendicarsi e appare inesorabile. La sceneggiatura spiccatamente cinematografica di Fantelli risulta impeccabile, mentre Antiga ci regala l'ennesima prova di intensità espressiva tramite un uso superbo delle chine.

Jacopo Masini ed Ester Cardella ci svelano nuovi raccapriccianti eventi nella seconda parte di Cannibal 1033, ambientato quasi mille anni fa in un paese dell'appennino tosco-emiliano straziato dalla carestia. Continua la disperata ricerca di cibo della puerpera ridotta pelle e ossa, che tenta di calmare il proprio tormento e quello del figlioletto di alcuni mesi ricordando aneddoti e leggende legate al cannibalismo (assai curiosa quella su San Nicola). L'oscuro abisso della vicenda portante si intreccia fino a confondersi e annullarsi in quello delle storie narrate, conducendoci al macabro e grottesco epilogo che infiamma le aspettative per quel che verrà. Il soggetto, ideato e sviluppato da Masini e interpretato graficamente in maniera stupefacente dalla Cardella, è deliziosamente scioccante.

"Se Tex incarna il lato luminoso e puro della sete di giustizia dei lettori italiani, Alfredo Petronio ne rappresenta quello più oscuro e inquieto, parimenti necessario al giusto equilibrio interiore."Infine, lo stile unico di Rossano Piccioni, caratterizzato da un tratto particolarmente nervoso e sporco, è l'ideale per rappresentare la folle e spericolata corsa automobilistica di Death Race: uno spettacolo aberrante che rimanda ai giochi circensi più cruenti dell'antica Roma, per la ferocia e per le relative scommesse della cinica platea di spettatori. Un giovane Alfredo vi si è trovato inghiottito insieme alla bella e micidiale guerrigliera che lo affianca nel veicolo, così come le altre coppie di concorrenti coinvolte loro malgrado. La competizione ha una sola regola: tagliare il traguardo da vivi, dopo aver percorso otto cerchi della morte, otto giri di una roulette russa in cui a ogni turno viene eliminato uno degli altrettanti veicoli in gara.

Cannibal Family 17 è impreziosito da un'erudita disquisizione del professor Aristide Saggino (già intervenuto sul numero 15) in merito all'insolubile e indispensabile dicotomia tra bene e male. “Noi sublimiamo, Alfredo non sublima, agisce”, sottolinea l'accademico, spiegando come questo singolare antieroe incarni la furia che tutti noi proviamo davanti agli orrori del mondo e vi risponda con una violenza animalesca e ancestrale, sporcandosi anima e mani al posto nostro per saziare la brama di vendetta.

Se Tex incarna il lato luminoso e puro della sete di giustizia dei lettori italiani, Alfredo Petronio ne rappresenta quello più oscuro e inquieto, parimenti necessario al giusto equilibrio interiore. Per questi motivi, siamo certi che la testata principale che ospita le sue gesta riscontrerebbe il favore del pubblico se acquisisse una periodicità più serrata.

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