Cannes68 - Il Piccolo Principe, la recensione

Diviso rigidamente in due parti quest'ultimo adattamento di Il Piccolo Principe racconta sia la storia che conosciamo sia un suo improbabile seguito

Critico e giornalista cinematografico


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Grandissima fatica di animazione in 2D, stop motion ma soprattutto CGI, Il Piccolo Principe nasce come un'impresa impossibile. La facile considerazione per la quale il libro di Saint Exupéry non può avere senso se non nella sua forma scritta e disegnata sembra averla capita (e bene) anche Mark Osborne, che con Kung fu Panda aveva dimostrato una sensibilità non comune per le emozioni.

Nel suo film la storia del principe su un piccolo pianeta che incontra l'aviatore nel deserto è raccontata proprio con quelle parole e quei disegni (coadiuvati da un po' di stop motion), perchè è una bambina costretta dalla mamma ad un regime di vita disumano a scoprirla nei fogli che gli presta il suo vicino, l'anziano aviatore.

Con questa trovata il film riesce per almeno una buona metà a tentare l'impossibile, rendere quella piccola poesia delle semplici considerazioni, riuscendo parzialmente a rievocarla in chi già la conosce con l'espediente dell'animazione "materiale" in stop motion (la Pixar sono anni che ci spiega che non c'è un tipo di animazione più sentimentale dell'altra, solo storie meglio raccontate di altre, ma nell'immaginario comune la plastilina della stop motion è più vicina alla realtà del sentimento). Chi invece non ha mai letto il libro (ad ogni modo un pubblico ristretto) faticherà a comprendere i motivi della grandezza di una storia simile e dove risieda il suo fascino.

Forse per loro è più indicata la seconda metà del film, un clamoroso "ritorno del piccolo principe" in cui la bambina riesce ad andarlo a trovare per scoprire che, ormai cresciuto, ha dimenticato tutti gli insegnamenti che era stato in grado di dare all'aviatore. I due insieme riconquisteranno la rosa e quindi la tenera fanciullezza, in una trama avventurosa davvero poco riuscita e soprattutto distante anni luce dallo stile di Saint Exupéry.

Tanto pare un miracolo la prima parte quanto un passo falso la seconda. Il piccolo principe è praticamente un film che ha il sequel incorporato, adatta tutto quel che si può adattare (l'idea di rendere la volpe un peluche quasi animato è perfetta e sembra l'unica creazione originale del film realmente ispirata dalla carta) e poi va oltre portando la storia in un impossibile futuro. Proprio lì purtroppo tutta la dolcezza che in Saint Exupéry lotta per non diventare piccineria smielata, deborda nel livello minimo della naivitè, nella banalità elevata a sistema.

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