Cannes 72 - The Staggering Girl, la recensione
Fashion film di 37 minuti commissionato a Luca Guadagnino dalla Maison Valentino, The Staggering Girl potrebbe tranquillamente essere il miglior fashion film di sempre
Per questo motivo The Staggering Girl è forse il miglior fashion film visto negli ultimi anni, di certo il più interessante e complesso.
A dirigere la fotografia c’è sempre Sayombhu Mukdeeprom, lo stesso di Chiamami Con Il Tuo Nome e Suspiria ma soprattutto di Lo Zio Boonme Che Ricorda le sue Vite Precedenti, film di fantasmi e ricordi come questo che però richiama soprattutto Dario Argento (come spesso accade nella produzione di Fasano-Guadagnino) e la sua ossessione per le presenze. Come se non ci potesse essere vera vita in una grande casa senza delle presenze ad abitarle.
Questo non significa che The Staggering Girl abbia la messa in scena di uno spot Versace, anzi, è pienamente un film di Guadagnino, uno che innanzitutto si chiede in quali dettagli risiedano i sentimenti che cerchiamo, che ci sorprendono e che proviamo o ricordiamo. Quando Francesca Moretti (il personaggio di Julianne Moore) torna a casa e ha dei flash di se stessa da piccola con la madre da giovane e poi di colpo comincia ad abitare quei ricordi (cioè ad essere lei, adulta, dentro agli eventi passati), il fatto che la madre in quei ricordi sia più giovane di lei oggi diventa un dettaglio quasi commovente. Nessuno lo dirà, basterà una scena sotto le coperte come due amiche a metterlo in evidenza. Lì, in quei momenti tra abiti e corpi di giovinezza diversa slegata dall’età, c’è tutto il senso di un rapporto lungo una vita che si appiattisce in un momento unico, quando è prossimo alla fine.