Cannes 72 - Rocketman, la recensione
Il biopic su Elton John racconta più che altro le sue dipendenze, da dove venissero e come ne sia uscito. così Rocketman non è l'epica della nascita di una star ma il racconto di cosa può fare la fama
Anche quando si tuffa nel passato dei primi anni a casa, del contatto con il pianoforte, delle prime band, della formazione e dell’incontro con Bernie Taupin il film lo fa con il senno di poi per trovare ragioni (che nei casi peggiori un po’ sembrano scuse) per le dipendenze e il vortice in cui il protagonista cadrà. Non è una sorpresa questo tono di parte, il film viene da Elton John stesso ed è una caratteristica che va accettata, altrimenti si rischia di non entrarci mai dentro.
E se la scrittura non cerca mai l’eccezionalità è anche perché il punto del film è evidentemente altrove, sta nei numeri musicali, nei costumi (moltissimo) e nelle coreografie. Il grandissimo contrasto tra le paillettes e i lustrini che gridano felicità, rock e fama e il declino di un uomo allo sbando, solo e distrutto da droga e alcol è ottenuto proprio con gli abiti, con la sua immagine pubblica così assurda, paradossale ed eccessiva (la scena presente del trailer di Elton sul palco con il costume pieno di colori e le braccia alzate in segno di trionfo è la più diretta ma obiettivamente anche la migliore). E questo è un traguardo, uno che nei momenti migliori del film offusca il fatto che le canzoni sono riarrangiate nello stile della musica da musical (la playlist è fatta bene però, ci sono tutte quelle che ci devono essere) levandogli a tratti un po’ della loro forza, che evidentemente sta molto negli arrangiamenti di Elton John.
Certo Rocketman al netto di momenti davvero ottimi (la parte di I Want Love ricalcata sul noto videoclip con Robert Downey Jr. di cui Elton John notoriamente va pazzo è fantastica) non è estraneo al kitsch e a simbolismi sfacciati in altri (Elton John che parte come un razzo su Rocketman), ma nei pochi momenti in cui gli è chiesto di recitare Taron Egerton funziona davvero, anima onestamente un personaggio eccessivo, e Bryce Dallas Howard forse mette a segno la sua miglior interpretazione nel ruolo della madre.