Cannes 72 - Mektoub: Intermezzo, la recensione
Mektoub: intermezzo si pone tra Canto Uno e il prossimo capitolo senza mandare avanti la trama ma è un vero clamoroso studio sull'attrazione tra corpi
Nonostante l’inizio di Mektoub: Intermezzo possa sembrare l’apice della parola, in realtà è l’apoteosi dell’immagine. Kechiche tiene lo spettatore attaccato allo schermo con un’immensa scena dialogatissima, un profluvio di vocaboli che non porta avanti nessuna trama (tranne un piccolo accenno ad una gravidanza e forse un aborto) e lo fa con la forza delle immagini e della composizione delle sue inquadrature, spesso controluce, che rivelano sempre qualcosa di nuovo. Anche nei piani d’ascolto. Corpi bagnati che si asciugano al sole del tramonto. Volti che si guardano e come sempre si desiderano o cercano di farsi desiderare.
Poi ci sarà il rituale pagano della discoteca, due ore e 40 minuti eccessive da tutte le parti, un’odissea nello sforzo fisico e nell’attrazione, nella conquista (di donne da parte di uomini e di uomini da parte di donne). Perché se il mare è il luogo dell’esposizione, la discoteca è quello dell’esibizione della propria potenza sessuale. Entrambi momenti buoni per attirare l’altro sesso, come se questa fosse la vocazione e al tempo stesso la massima realizzazione del corpo giovane. Nessuno racconta questo con questa decisione, e anche chi ci prova nemmeno si avvicina al clamore e alla precisione con cui ci arriva Kechiche.
In quelle due ore e mezza martellate di musica a battito incostante (sale e scene a seconda dell’aumentare del desiderio dei vari e diversi tentativi di approccio che seguiamo) si passa dal divertimento allo sforzo fisico puro, dal ballo in discoteca al ballo da rito tribale, personaggi esausti ma incapaci di smettere, come animati dal senso del dovere.
Lungo tutto il film scampoli di trama e di intreccio tentano di farsi strada, vengono ritrovati ogni tanto come briciole sparse ad indicare la via. Tony scopre di essere il padre del figlio di cui Ophelie è incinta e non vuole che abortisca, lei chiede ad Amin di portarla a Parigi a farlo, lontano da tutti, Charlotte torna da Nizza e Marie desidera Amin che continua a guardare tutti e agire poco (sempre più dell’altra volta comunque). Lo zio Kamel (il personaggio più incredibile) non smette di seguire i nipoti senza averne l’età ma con una voglia di vivere contagiosa.