Cannes 71 - Sorry Angel, la recensione
La storia di un amore omosessuale nella Francia degli anni '90 diventa in Sorry Angel la lunga agonia di un regista che non riesce mai a farci conoscere i personaggi nonostante ci provi all'infinito
Come in un melò classico l’amore dei due protagonisti è impedito dal contesto. Si incontrano in un cinema, si piacciono, vanno a letto e si frequentano fugacemente ma il fatto che vivono in città diverse li tiene lontani. Lungo gli anni tenteranno di trovarsi e concretizzare un amore che sentono ma per il quale faticano a combattere tra amici che muoiono di AIDS, difficoltà relazionali, storie con donne, paura a mostrare il proprio amore pubblicamente e tutta una serie di elementi che tarpano il loro entusiasmo e li fanno propendere per avventure occasionali.
Il problema del film sarebbe quindi, alla fine, il fatto di non riuscire mai a dirci nulla di noi ma in realtà non arriva nemmeno a quello, si ferma ben prima perché non riesce a dirci nulla nemmeno dei suoi personaggi. Sballato com’è con una prima parte densa di eventi e una seconda che per decine e decine di minuti gira a vuoto, convinto di stare facendo un gran lavoro su ambienti e sensazioni mentre il pubblico dorme, Sorry Angel dissipa anche quel pochissimo che aveva raccolto inizialmente, quegli scampoli di interesse per la storia di due persone che alla fine capiamo di non aver minimamente né conosciuto né compreso.