Cannes 71 - Knife + Heart, la recensione
Troppo affezionato al cinema sul cinema degli anni '80, troppo fintamente innamorato del porno, troppo teorico e poco pratico Knife + Heart per avere un senso
Non salta nemmeno uno stereotipo del cinema e della mitologia queer il film di Yann Gonzales, che mette in scena l’omosessualità, la bisessualità e i trans con la passione per l’esibizione edonistica della diversità come Almodovar (solo che per lui era una forma di affermazione di qualcosa che era realmente tabù) e omaggia i gialli italiani come De Palma, tutto in un mondo, quello del 1979 , in cui potersi divertire con la pellicola e il rapporto tra tagli del montaggio e tagli dell’assassino. Tutto a posteriori.
In Knife + Heart non è perdonato nemmeno uno degli stereotipi, il film avrà un gran finale in una sala cinematografica tra vita reale e sua rappresentazione artistica, citerà il Fantasma dell’Opera e vorrà a tutti i costi essere cinema di genere senza la serietà che ad esso si accompagna (è più parodia di genere), vorrà mettere in scena tanta teoria sul montaggio e sulla recitazione, unita ad un amore posticcio per i generi meno nobili come il porno. Un divertimento per chi al cinema cerca conferma di quello che ha studiato a scuola di cinema invece che la pratica.