Cannes 70: You Were Never Really Here, la recensione
Cinema criminale asciugato delle parti che forse dovevano rimanere, You Were Never Really Here, sembra un film di diploma ad altissimo budget
Questo personaggio, interpretato da Joaquin Phoenix, è la cosa migliore del film, un orso pesante con il barbone, trasandato ma letale che stringe un rapporto ironico ed ambivalente con la madre anziana con cui vive. Killer dai modi spicci ma efficaci, desidera morire e, come il protagonista di Blade of The Immortal, metterà da parte questo desiderio di morte per aiutare una bambina a vendicarsi.
Lei è una delle sue missioni: recuperarla per conto dei genitori da un traffico di prostituzione minorile. L’affare è però più grosso di quel che si potesse credere, ci sono politici coinvolti e la violenza sale immediatamente di livello, coinvolgendo polizia e guardie private. A questo punto la vera trama si innesca. È cioè il rapporto tra i due (non privo di una certa identità visto che anche lei è violenta ed ha dei traumi) ad animare la parte più coinvolgente del film, che tuttavia arriva decisamente troppo tardi.
Ci sono stacchi che saltano attimi di violenza presentandone solo le conseguenze e un modo di usare musica diegetica (cioè appartenente alla scena, che ascoltano anche i personaggi) per far capire le evoluzioni interiori del protagonista, ma nel complesso suonano come soluzioni fini a se stesse, che non costruiscono nulla e vengono utilizzate con scarso legame l’una con l’altra.