Cannes 70: Nothingwood, la recensione
Girato e narrato forse dalla persona meno adatta in assoluto al tema, Nothingwood trionfa lo stesso con la forza incontenibile di un protagonista memorabile
Cineasta dalla produttività mostruosa (più di 110 film e ha intorno alla 50ina d’anni) e dalla qualità al di sotto di qualsiasi standard occidentale ma apprezzata nell’inesistente industria del cinema afghana (da cui il titolo del documentario), Samil è scrittore, produttore, regista e attore dei suoi film d’azione sgangherati ma vitali. Conosciuto e amatissimo, gira con amici e conoscenti improvvisati da decenni, balla e canta nei suoi film, ha ambizioni senza senso per i propri mezzi a cui associa volentieri una bocca larga quanto quella di Mohammed Alì.
Samil è l’oggetto di Nothingwood, documentario che scopre dove sia il cinema in un paese in cui il cinema non c’è, cosa significhi fare intrattenimento audiovisivo là dove non ci sono mezzi e come le persone ne godano. Sonia Kronlund segue Samil nelle riprese di alcune scene tratte dalla sua vita, ci parla, lo interroga, segue i suoi attori ricorrenti.
Nothingwood è un documentario che alterna la sorpresa all’ammirazione per sfociare spessissimo nel platealmente esilarante, in un film che, purtroppo, somiglia più all’etnografia che al cinema. Infatti questo soggetto straordinario che nelle mani di un Werner Herzog sarebbe diventata una figura epica e letteraria o che in quelle di un qualsiasi altro conoscitore e amante del cinema sarebbe stato sviscerato nelle sue vere particolarità, invece che nelle più banali implicazioni politico sociali, è qui mal affrontato.
Se ne può volere fino ad un certo punto anche al documentario, perché per fortuna Samil dirotta a più riprese la narrazione con la sua sola presenza, con la sua forza espressiva impone ritmi e idee, con la sua energia e le sue menzogne plateali (ovunque vada dice “Mia madre è originaria di qui”) decide di cosa si debba parlare ogni volta.
Per questo motivo alla fine si passa volentieri sopra a tutto per una standing ovation a questo sensazionale e immenso uomo di cinema, come non credevamo fosse possibile che ne potessero ancora esistere.