Cannes 68 - Marguerite & Julien, la recensione

Perfetto come film dal piacere godereccio della narrativa popolare, il difetto di Marguerite & Julien è quello di aspirare ad essere quello che non è

Critico e giornalista cinematografico


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È vera la storia di Marguerite & Julien de Ravalet, fratelli dal rapporto incestuoso che nel '600 furono perseguiti per anni da familiari, parenti e mariti. Ad essere fasullo nel film di Valerie Donzelli è tutto il contesto, tutta la messa in scena è pensata per non aderire in pieno ai fatti, per evocare generi ed elevarsi sopra la contingenza. Marguerite & Julien è un film che si svolge in tutte le epoche, ha costumi da primo novecento, mezzi degli anni '70, dinamiche da '600, ambienti da '800 e una morale eternamente oscurantista. Al rigore del fatto vero insomma la Donzelli contrappone la massima vaghezza di una messa in scena pensata per spiazzare e non dare punti di riferimento. La storia del suo film non si svolge in nessuna epoca in particolare e attinge a figure e luoghi comuni presi da tempi diversi a seconda del proprio comodo.

Questo significa che molta della parte melodrammatica asseconda un andamento da feuilleton, con cavalli montati a notte fonda per la fuga, mantelli con cappuccio per nascondere l'amante liberata dalle grinfie di un marito padrone e via dicendo. Più che un'adesione storica questa suona però come un'adesione di genere.

Marguerite & Julien è un film godereccio, che vuole accattivare, non si nega nemmeno un vizio all'inseguimento dei piaceri più basilare che la propria trama si presta ad esprimere. Il piacere di una scena di sesso a lungo attesa e freneticamente consumata, i luoghi comuni più sentimentali da romanzetto rosa, i classici della letteratura francese messi in scena per raccontare dell'amore assurdo e senza senso tra due fratelli, eppure forte come un amour fou shakespeariano. Ma ancora il ribellismo giovanile, la lotta all'auotirità, la società che si batte contro l'amore, spie (con attrezzature anni '60) e intrighi su intrighi, segreti spifferati dalle serve o lettere spedite di nascosto. La storia di Marguerite e Julienne per come la racconta Valerie Donzelli è un'antologia della narrativa popolare sull'amore.

Sono tante e diverse le ambizioni di un film simile, compresa quella di mettere in scena diversi tipi di letteratura (c'è anche il romanzo epistolare) ma sembra che l'unica maniera in cui sia accettabile, l'unica in cui possa dirsi riuscito e compiuto, sia la più immediata, la storia d'amore contrastato di due amanti condannati dal mondo a non potersi amare che lottano per se stessi e si cercano, si liberano e infine si uniscono, soli contro tutti. Tutto il resto, il rapporto con le altre forme narrative in particolare, appare sovradimensionato, più un accenno o un divertimento che davvero una contaminazione di stili proficua, più fuochi d'artificio che soluzione ardita di linguaggio.

Ci si può dunque divertire parecchio con Marguerite & Julien, inseguendo la sua dimensione di sfrenato piacere melodrammatico, basta non pretendere altro.

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