Cannes 68 - Louder than bombs, la recensione

Alle volte non è tanto quel che accade nel film ma quanto le persone siano in grado di stimolare interesse. In Louder than bombs questo è pari a zero

Critico e giornalista cinematografico


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Una bambina è nata, una madre è morta. Comincia con la più scontata delle opposizioni logiche la disamina familiare di Joachim Trier, in cui tre uomini (un padre e due figli) raccolgono i pezzi di se stessi tre anni dopo l'unica donna del loro nucleo. La grande fotografa di guerra, nota in tutto il mondo e regolarmente impiegata dal New York Times è morta in un incidente d'auto che probabilmente era stato intenzionale. Nei flashback di cui è protagonista si oscilla tra le regole di vita impartite, etica del lavoro e corna. Nel presente invece i tre si barcamenano con l'amore (impossibile, finito o da iniziare) e l'esigenza di rimettere se stessi sui binari.

Fastidiosmente organizzato per esibire i suoi simbolismi (le foto, lo sguardo, l'educazione, il mondo videoludico come universo a parte, separato accogliente e ottundente...) Louder than bombs si agita molto ma stenta realmente ad esprimersi. Le sue scene di ordinaria catastrofe e di quotidiana disperazione sembrano pensate per essere analizzate a posteriori e non per essere un racconto. La pochezza narrativa dell'intreccio e la quasi assente capacità di Trier di appassionare alle vicende, o anche solo alle singole personalità è disarmante. Anche nei pochi momenti che in cui il film sembra aver messo a fuoco almeno uno dei suoi tre protagonisti, inevitabile arriva un cambio di scena o quella trama viene abbandonata. Per ogni momento quasi toccante, come il percorso verso casa al mattino del più piccolo dei figli, sopraggiunge un fastidioso flashback. Per quanto possano essere interessanti gli eventi, non c'è modo di interessarsi di queste persone.

Assolutamente fallimentare dal punto di vista del discorso sulla famiglia, noioso su quello dell'elaborazione del lutto e banale quando si tratta di affrontare personaggi che cercano di tirarsi in piedi, il difetto peggiore di Louder than bombs è però la sua assenza di stile. Nel mondo creato da Trier non c'è vita, non c'è sguardo, non c'è una maniera personale animare l'ambiente intorno nalla storia. In una città abbastanza anonima e in un mondo che sembra non interagire mai con loro se non per qualche sparuto comprimario (umanamente inesistente) Louder than bombs sembra non esistere.

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