[Cannes 66] Grigris, la recensione
Presentato a Cannes Grigris, un film poco rappresentativo delle pulsioni che battono nell'emergente cinema africano...
Quello che i bookmaker avevano dato come più probabile vincitore di questo festival si è rivelato uno dei film più insulsi. Vacuo, privo di qualsiasi creatività o anche solo della capacità di raccontare con abilità e complessità una storia tipica da cinema, Grigris è cinema africano noioso e ripiegato sulla propria provenienza.
La storia del ballerino con una gamba mutilata che si dà al crimine per soldi e che poi scappa con una prostituta è raccontata senza riuscire mai a comunicare nulla. Non disperazione, non ansia, non amore, non speranza nel domani. Nulla.
E anche i momenti in cui ci sarebbe margine per andare un po' oltre il semplice resoconto degli eventi descritti nella sceneaggiatura il film sembra fermarsi un passo prima. E' il caso della fuga con i bidoni di benzina nel tunnel, un luogo terribile, in cui si viene cacciati, nudi, con un peso legato e una gamba menomata, c'è tutto per creare un piccolo momento significativo. Invece nulla.