Un protagonista il cui nome dà il titolo al film, un caso su cui una coppia di poliziotti indaga e una serie di famiglie e uno scenario naturalistico particolare e abbastanza infame della Francia.
Ma Loute non è per nulla distante da
P'tit Quinquin, film con cui due anni fa
Bruno Dumont stupiva tutti grazie ad una esilarante vena di commedia in stile grand guignol. C'era così tanta potenza nel piccolo mondo ridicolo di
Quinquin che quasi sembra essere travasata in
Ma Loute, anche se questo nuovo film è in costume, ambientato nel nord della Francia ai primi del novecento tra una famiglia di cannibali raccoglitori di vongole e "traghettatori di persone" contrapposta ad una invece nobile e frivola.
La prima cosa che si nota è l'indubbia consapevolezza dell'operazione, se P'tit Quinquin suonava originale e selvaggio, un film con umorismo puro e partorito di getto, questo Ma Loute, pieno di star (Valeria Bruni Tedeschi, Fabrice Luchini e Juliette Binoche) ne è la sua caricatura enfatica, la sua versione potenziata. Ogni attore esagera, plasma un personaggio eccessivamente ridicolo, cerca posture folli, risate malate e forzature espressioniste che somigliano più al teatro o (peggio!) all'avanspettacolo che al cinema. Certo l'umorismo non manca ma non ha quella vena inattesa che tanto aveva impressionato nel film precedente, è più meditato è studiato. Un commissario grasso che rotola per guardare le prove, una dama che insulta i camerieri, una zia eccessiva in tutto e una ragazza che si veste da uomo, sono animali da circo e non freak di provincia.
Dumont guarda i nobili con prevedibile disprezzo e i vongolari con benevolo rispetto. Solo questo basterebbe a spiegare uno sguardo accomodato e accomodante, pronto per essere approvato e per piacere a chi deve. Il contrario di
Quinquin che dello schifo nei confronti di tutti faceva una delle sue molte armi comiche e spiazzanti. Non è per questo difficile affermare che
Ma Loute è la versione accomodante di
P'tit Quinquin, più ruffiana e calcata, come una barzelletta raccontata per la seconda volta calcando sugli elementi che già si sa essere i più efficaci.