[Cannes 2014] Winter sleep, la recensione
La giuria prenderà la decisione che vuole, in ogni caso Winter sleep rimarrà uno dei film più clamorosi di quest'edizione del festival...
Comunque uscirà dalla serata di premiazione è evidente che Winter Sleep è uno dei film migliori di quest'edizione di Cannes e in assoluto una punta anche nella già straordinaria filmografia di questo regista turco. Chi non lo conosce farebbe bene a recuperarlo perchè è forse l'unico oggi in grado di ridefinire il concetto di "durata" di un film. Tutto nelle sue opere sembra gridare ad una lentezza esasperante, quando in realtà non si controlla mai l'orologio e soprattutto si rimane avvinti come davanti ad un thriller in cui la natura parla di concerto con gli uomini (siano le stagione di Il piacere e l'amore o le montagne di C'era una volta in Anatolia).
Se gli altri registi fanno dire ai loro personaggi "Non ti amo più" Ceylan gira un intero film per capire cosa questo significhi.
Scavando attraverso conversazioni da decine di minuti l'una, Ceylan riesce a presentare i 3-4 personaggi fondamentali e poi lentamente convincere lo spettatore che forse non sono quel che sembrano, che dietro ognuno ci sia di più, anche se questo di più non viene mai mostrato ma è solo suggerito e per farlo gli affianca immagini pazzesche come quella del cavallo trascinato fuori dall'acqua (ma come si esegue un virtuosismo simile, tra perfezione estetica e cattura di un momento difficile da ripetere?).
Se i protagonisti meritino quel che accade o anche i molti insulti che prendono è difficilissimo da comprendere ma alla fine è anche evidente che questo lungo, straordinario viaggio in cui non è possibile fare a meno di porsi continue domande sulle persone, le scelte e la maniera migliore di essere con i propri pari, conta molto di più di qualsiasi conclusione.