[Cannes 2014] The Search, la recensione
Dopo il pluripremiato The Artist, Michel Hazanavicius e Berenice Bejo tornano a collaborare insieme con The Search...
Dopo un film originale come The Artist Michel Hazanavicius doveva cambiare completamente genere per evitare paragoni e dimostrare di essere un regista in grado di misurarsi a livelli eccellenti con qualsiasi tipo di storia.
Con The Search l’obiettivo di Hazanavicius era sicuramente ambizioso. Riuscire a trovare un equilibrio tra la necessità di raccontare una guerra di cui non si era ancora mai parlato al cinema, non almeno con un film con star, senza apparire banali e allo stesso tempo alternando dramma e spettacolarità.
La colpa principale non è tanto nella regia, alcune sequenze, soprattutto quelle del conflitto, sono apprezzabili e si seguono con tensione, ma nella sceneggiatura. Non solo la storia portante, quella della ricerca del bambino è abbastanza debole, ma anche tutto ciò che accade intorno non desta particolare interesse apparendo quanto di più scontato ci possa essere. Ok, i russi sono stati dei veri criminali di guerra e i ceceni vittime, ma è possibile che un film ci riesca a dire solo questo? Non si parla della verità storica, ma dell’esigenza, per una pellicola di due ore e mezzo, di trainare qualche pensiero o considerazione più profonda del semplice “abbiamo il dovere di fare un film sulla guerra cecena”. L’unica storia interessante tra le quattro è quella del soldato russo, ma è un po’ poco. Davvero peccato. Non solo The Artist, ma anche i due OSS 117 diretti dal regista francese prima dell’Oscar erano molto gradevoli. Ed invece con un budget da 22 milioni di euro ha realizzato il suo peggiore film.