Cani smarriti, la recensione

Abbiamo recensito per voi la nuova edizione di Cani smarriti, graphic novel di Jeff Lemire

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Lost dogs, anteprima 01

Ci sono fumetti che ti lasciano addosso un misto di dolore, rabbia e oppressione. Ti fanno sentire furioso, desideroso di reagire e fare qualcosa per rendere un po' meno sbagliato questo mondo. Cani smarriti, opera d’esordio di Jeff Lemire pubblicata originariamente nel 2005, fa parte della ristretta cerchia di fumetti capaci di trasmettere questo carico di emozioni.

La vicenda orchestrata dal fumettista canadese è imperniata su una famiglia contadina di inizio '900. Il padre, un gigante alto più di due metri, prova in tutti i modi a sostenere la moglie e la figlia, ma i tanti sforzi profusi non sembrano sortire alcun effetto, dato che continuano a vivere alle soglie dell’indigenza. Ciò nonostante, nulla sembra scalfire la loro coesione, il loro amore. Non mancano parentesi in cui la famiglia tenta di ritagliarsi qualche attimo di felicità, come una gita in città, o restare sul molo a guardare le barche. Il destino, però, è beffardo e pronto a distruggere quegli istanti.

Ed ecco che la vicenda, già di per sé toccante, assume connotati più drammatici in un’escalation di violenza a tratti disturbante. Tra cantine maleodoranti, palazzi fatiscenti e brutti ceffi, si consuma un racconto di incredibile potenza emotiva. Seppur ancora alle prime armi, Lemire mette già in mostra la sua indubbia capacità di tratteggiare personaggi complessi e guidarli attraverso un percorso tortuoso quanto affascinante.

"Seppur ancora alle prime armi, Lemire mette già in mostra la sua indubbia capacità di tratteggiare personaggi complessi e guidarli attraverso un percorso tortuoso quanto affascinante."Con brutale realismo, l’autore di Essex County delinea una parabola umana densa di significati, suggestioni e dall’anima oscura, in cui sembra non esserci via d’uscita: questa volta, lo scontro tra bene e male vede il secondo trionfare. Senza mostrare la benché minima pietà, i loschi figuri di questa storia si accaniscono contro un uomo che si ritrova a perdere ciò che ha di più caro. Inevitabilmente, ci leghiamo a questa figura mostruosa e gentile, entriamo in contatto con il suo dolore e le sue preoccupazioni, tanto da desiderare di abbattere la quarta parete per sostenerlo, finendo per sentirci impotenti quanto lui.

Il finale di Cani smarriti lascia con gli occhi gonfi e il cuore spezzato, così come il tratto di Lemire: nervoso, a volte semplicemente abbozzato, distorce l’anatomia e lo spazio per restituirceli come in un quadro espressionista. Ogni singolo passaggio risulta eloquente e non necessita di troppe parole o didascalie, in quanto gli accorgimenti adottati dal fumettista mettono a nudo ogni risvolto umano e psicologico del racconto. La scelta di utilizzare toni di grigio e sporcarli con un rosso sangue, inoltre, ben si sposa con i toni cupi e claustrofobici del racconto.

Prima della realizzazione delle sue opere più celebri, Lemire ha firmato un piccolo gioiello, un diamante allo stato grezzo. La bella edizione con cui Panini 9L ripropone quest'opera al pubblico italiano rende l’acquisto obbligatorio per gli appassionati dell'autore canadese e altamente consigliato ai cultori del buon Fumetto.

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