Candidato a sorpresa, la recensione
Il primo incontro, al cinema, tra Will Ferrell e Zach Galifianakis avviene in un film innocuo come pochi, nonostante le premesse, che si rivela più che funzionante...
Nonostante quel che recitano i credits Candidato a Sorpresa non è un film di Jay Roach (regista di Ti presento i miei e ancora prima dei tre Austin Powers) ma di Adam McKay, l'altra metà del duo McKay/Ferrell che ha dato vita ad un format preciso di film (la serie Anchroman, Ricky Bobby, Fratellastri a 40 anni, I poliziotti di riserva). Lo stesso duo che, negli ultimi anni, ha creato anche Funny or die.com nel quale è confluito Zach Galifianakis (prima dell'esplosione avvenuta con Una notte da leoni) e da lì è diventato membro della squadra. A questo punto arriva Candidato a sorpresa, film prodotto da tutti e tre e diretto per l'appunto da Roach, le cui caratteristiche però non si ravvisano per nulla (se non nell'uso comico del ralenti). E' invece l'umorismo di Will Ferrell e la tendenza a costruire la parabola di sconfitta e risalita per un personaggio che, in un mondo di regole idiote, era un vincente, il vero tratto distintivo del film. Cioè il tratto McKay.
Il film insomma smarca totalmente la vera satira politica (anche i riferimenti ai fratelli Motch, parodia dei fratelli Koch, che nella realtà finanziano il Tea Party, sono generici e poco attaccati all'attualità) e tratta la campagna elettorale come prima faceva con il mondo televisivo o quello delle corse o dei poliziotti: un microuniverso fatto di luoghi comuni e pratiche stabilite sulle quali costruire gag.
E non che le gag in questione non facciano ridere! Candidato a sorpresa è uno dei film più divertenti dell'ultimo periodo, anche grazie alla trovata di fondere in maniera efficace i caratteri tipici di Ferrell e Galifianakis (cosa che non accadeva invece con Robert Downey jr. in Parto col folle): lo stupido comico integrato nel sistema e quello totalmente outsider, il massimo del popolare con il massimo dell'impopolare, il pieno di sè contro l'insicuro a parità d'idiozia.
Gli unici momenti di vera comicità (cioè di risate che con il paradosso svelano una realtà) sono quelli dei discorsi e il finale alla caccia, il resto è materia da Funny Or Die.