Call of Duty: Vanguard, il “Bastardi senza gloria” di Sledgehammer Games | Recensione

Call of Duty: Vanguard è il degno successore di questa serie videoludica. Abbiamo apprezzato quasi ogni aspetto della produzione Activision

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Quando Call of Duty è approdato sul mercato nel 2003, nessuno si sarebbe mai potuto aspettare un successo come quello ottenuto dalla serie negli anni. Con il passare del tempo, la saga di Activision ha raggiunto la spaventosa cifra di 19 episodi all'interno del filone principale, senza contare gli spin-off, i titoli mobile e quelli per le console portatili.

È logico pensare, quindi, che il brand sia sia adagiato sugli allori, riciclando sempre le stesse meccaniche, in modo da poter mantenere una pubblicazione annuale. E invece non è così. Non del tutto, almeno. Non possiamo non affermare che tra i vari episodi non siano presenti evidenti somiglianze, ma i team coinvolti nella realizzazione dei vari progetti hanno sempre saputo dare quel tocco di innovazione in ogni capitolo. Un tocco in grado di rendere Call of Duty un franchise tanto ridondante, quanto appagante ogni anno. Il risultato lo conosciamo tutti: la serie ha superato oltre i 400 milioni di copie vendute e tutt’ora è sinonimo di garanzia e di qualità.

Il 5 novembre 2021 è finalmente uscito Call of Duty: Vanguard, la nuova iterazione dell’IP realizzata da Sledgehammer Games. Abbiamo passato gli ultimi giorni al fianco dei membri della Task Force 1, nei panni di coraggiosi soldati intenzionati a salvare il mondo dai non morti e in quelli di forze armate pronte a darsi battaglia online. Dopo aver spolpato il titolo, siamo finalmente pronti per spiegarvi come, anche questa volta, i dev siano riusciti a centrare il bersaglio.

Non lo nascondiamo: non siamo mai stati particolarmente appassionati delle Campagne single player di Call of Duty. Spesso, infatti, le narrazioni ci sono sembrate troppo macchinose, incapaci di farci affezionare ai personaggi e intenzionate “solamente” a mettere in scena momenti adrenalinici. Questa volta, però, le cose sono andate diversamente.

Come già accennato qui sopra, in Call of Duty: Vanguard seguiremo le vicende della Task Force 1, un’unità composta da soldati scelti con lo scopo di scoprire i segreti dietro il Progetto Phoenix. Arthur Kingsley, Polina Petrova, Wade Jackson e Lucas Riggs sono i “Bastardi senza gloria” di Sledgehammer Games. Un gruppo di personaggi molto differenti tra loro, ma accomunati da un desiderio comune: uccidere più nazisti possibile e liberare il mondo dalla loro minaccia.

Nel corso delle circa sei ore necessarie a portare a termine l’avventura lotteremo al loro fianco, esplorando diversi momenti della Seconda Guerra Mondiale. I dev hanno ben deciso di raccontare una storia lineare, intervallata da flashback necessari per entrare in empatia con i quattro eroi. Questo risultato funziona alla grande e siamo rimasti rapiti dal cast e dalle loro backstory come non ci accadeva da tempo. Certo, l’utilizzo di quattro personaggi con abilità tanto diverse, ma con così poco tempo per apprezzarle, non riesce a dare a ognuno di loro lo spazio che meriterebbero, con situazioni che spesso risultano solo accennate. Il risultato, però, è quello di assistere (o meglio, “vivere”) un film di guerra, mai statico e mai ridondante. Un risultato che, per chi vi scrive, non può che definirsi ben riuscito.

Non vediamo l’ora di vivere nuove avventure della Task Force 1, nella speranza che Call of Duty: Vanguard sia solo la prima di una lunga serie di titoli basati su questa squadra di soldati.

Call of Duty: Vanguard

Una volta completata la campagna, ci siamo gettati a perdifiato nel comparto multigiocatore. La nuova opera di Sledgehammer Games raccoglie quanto di buono visto nei precedenti episodi della serie, per portare il progetto a un livello più alto. Tra le modalità principali troviamo le classiche Uccisione Confermata, Tutti contro Tutti, Cerca e Distruggi, Postazione, Deathmatch a Squadre, Dominio e Pattuglia. Gli sviluppatori hanno introdotto un’interessante feature definita “Ritmo Battaglia”. In questo modo, attraverso tre differenti preset, potremo affrontare una serie di modalità suddivise per mappa e numero di giocatori, in modo da decidere la frenesia degli scontri che vogliamo intraprendere.

Tra le novità, invece, troviamo la Collina dei Campioni, un vero e proprio torneo a squadre. I giocatori potranno unirsi in team di due o tre unità, per poi darsi battaglia contro i propri rivali. Vince il gruppo che rimane in piedi al termine del torneo.

Impeccabile anche il sistema di progressione di personaggi, armi e giocatore. Ogni nostra azione ci permetterà di guadagnare nuovi elementi estetici e, soprattutto, nuovi pezzi per le nostre armi. Attraverso la funzionalità Armaiolo, infatti, i giocatori potranno creare il proprio set di armi personalizzato. Ogni singolo aspetto delle bocche da fuoco può essere modificato, dando vita a interessanti combinazioni perfette per ogni situazione bellica. Un plauso a tutte le venti mappe di gioco, che si sono sembrate diversificate e in grado di presentare un level design valido sia visivamente che ludicamente.

Torna poi la modalità Zombie, che questa volta funge da prologo alle avventure a tema horror viste in Call of Duty: Black Ops Cold War. Una volta selezionato uno dei dodici Operatori, i giocatori si troveranno a resistere a orde di creature demoniache, suddivise per round e ambientate all’interno di mappe esclusive. Il risultato è, come sempre, appagante e frenetico, esattamente in linea con le precedenti iterazioni di questa serie. Evidenziamo, però, come la modalità Zombie sia destinata a venir espansa nei prossimi mesi, subendo diverse implementazione che, ne siamo certi, i fan non potranno che apprezzare.

Da un punto di vista visivo, Call of Duty: Vanguard è un vero e proprio gioiellino. Nonostante qualche situazione non riesca a nascondere la natura cross-gen del titolo, i modelli poligonali dei personaggi colpiscono per cura e animazioni. I sessanta frame al secondo, inoltre, donano all’azione una fluidità a dir poco perfetta, che viene leggermente tradita dalle cut-scene a 30 FPS che stonano con il comparto grafico generale. Sia chiaro: anche i filmati tra una missione e l’altra ci sono piaciuti molto, con una regia che pesca a piene mani da Dunkirk e da 1917, contribuendo così a dare vita a un vero e proprio film di guerra.

Splendida la colonna sonora di Bear McCreary, che evidenzia perfettamente ogni situazione e trasmette il mood epico tipico di questa serie. Impeccabile, infine, il doppiaggio in italiano, che dimostra ancora una volta la potenza di una produzioni di questo peso.

Call of Duty: Vanguard ha il cinema e il ritmo nel sangue. Sledgehammer Games mette in piedi una storia non solo di soldati, ma di uomini (e donne) disposti a fare qualsiasi cosa per il proprio Paese. Siamo rimasti colpiti dalla modalità single player e, ancora di più, dalla dedizione posta nel comparto multigiocatore. Per l’ennesima volta, quindi, Activison è riuscita a portare sugli scaffali un titolo divertente, appagante e colmo di cose da fare. Se amate questa serie non pensateci neanche per un secondo e fate vostro Vanguard. Se non vi siete mai avvicinati alla celeberrima saga FPS, invece, questo potrebbe essere il buon momento per farlo. Noi, nel frattempo, non vediamo l’ora di rivedere la Task Force 1 in azione, nella speranza che questo possa accadere quanto prima.

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