Call of Duty: Infinite Warfare, la pesantezza dell'essere - Recensione

Call of Duty: Infinite Warfare prende in maniera decisa la via dello sci-fi, introducendo alcune novità ma fallendo nel rinnovarsi: la nostra recensione

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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Stavolta veramente Activision deve decidere cosa fare con Call of Duty. La serie FPS più conosciuta dai giocatori non può continuare a vivere solo sulle vendite, infischiandone della critica e delle voci di molti giocatori, quelli che non ne riescono più a gestire la pedissequa ripetizione degli stessi stilemi. Call of Duty: Infinite Warfare porta all'esasperazione questo desiderio, è quanto la serie deve rifuggere se vuole avere un futuro significativo dal punto di vista ludico, perché i milioni di copie non verranno mai meno. E' tanto più evidente quando si riprende in mano Call of Duty: Modern Warfare, nella sua edizione Remastered, proposta proprio in questi giorni: non è la nostalgia che lo fa apprezzare, sono i vari elementi che l'hanno reso una pietra miliare del genere, un videogioco memorabile, come abbiamo scritto nel nostro speciale, elementi passati in secondo piano, privilegiando la spettacolarizzazione dell'azione.

Call of Duty: Infinite Warfare è una produzione persino stordente, in alcune occasioni, per impatto scenico, schiaccia il giocatore e il gioco sotto una mole di sequenze spettacolari, entusiasmanti anche, ma talmente rutilanti e frequenti da venire a noia. Il divertimento intrinseco dell'FPS? Viene dopo. Infinity Ward, ormai lo sappiamo, non ha più il tocco di una volta, ma ciononostante non si può fare a meno di desiderare, mano a mano che si procede nella storia, un qualcosa che possa arrivare a variare, anche solo per un po', un ritmo di gioco sostenuto ma sempre tremendamente costante. Seguire la storia, quella del capitano Reyes, è persino più facile che negli altri capitoli della serie, perché è narrata dal punto di vista di un unico personaggio, non tramite quello di molti, ma si fa veramente fatica, dopo i primi momenti, a lasciarsi coinvolgere da una produzione che fa molto per stupire e poco per innovare.

[caption id="attachment_163105" align="aligncenter" width="600"]Call of Duty: Infinite Warfare screenshot Sì, abbiamo anche i robottoni[/caption]

L'impegno pare di avvertirlo, ma è solo di facciata. Accompagnare alle tradizionali fasi FPS a base di intensi scontri a fuoco i dogfight a bordo dei Jackal, mezzi aerospaziali, o momenti a gravità zero nello spazio funziona solo quando se ne fa esperienza la prima volta. Già alla seconda vengono a noia, perché in realtà figlie dello stesso principio, quello della spettacolarità ad ogni costo e del divertimento ludico come elemento secondario. Ecco quindi che le battaglie aerospaziali sono guidatissime, perché una volta agganciato un nemico basta solo sparare, e le sparatorie in spazio aperto sono assolutamente prive di mordente, scriptate alla maniera di dieci anni fa, con i nemici che vengono fuori quasi dal nulla.

"Mancano originalità e mordente, si avverte una opprimente sensazione di pesantezza"

Intendiamoci, Call of Duty: Infinite Warfare riesce a divertire, perché l'azione tipica della serie è comunque presente, sparare con tante armi diverse, ripararsi, utilizzare i numerosi gadget sono sempre elementi che riescono a formare una struttura ludica dignitosa. Mancano però originalità e mordente, si avverte una opprimente sensazione di pesantezza: persino l'introduzione della possibilità di scegliere le missioni da svolgere, che dovrebbe dare un senso di maggior libertà, non fa altro che gravare ulteriormente sul divertimento, perché tali missioni finiscono con l'assomigliarsi tutte e perché si è costretti a ripassare sempre attraverso le stesse sequenze introduttive, briefing, scelta delle armi, lancio del Jackal, atterraggio.

[caption id="attachment_163104" align="aligncenter" width="600"]Call of Duty: Infinite Warfare screenshot Agli ordini[/caption]

Anche il multiplayer è figlio della stessa filosofia di fondo, della spettacolarità ad ogni costo, e basta vedere alcuni armi ed alcuni reward per rendersene conto, ma per ovvie ragioni deve sottostare a esigenze diverse, quelle di giocatori che vogliono un comparto multigiocatore competitivo e non eccessivo. Il gioco cammina, in tal senso, su un filo, visto che da un lato c'è un'azione crudele e rapida, che poco spazio lascia ai giocatori occasionali, dall'altro svaccamenti capaci di obliterare giocatori come se non ci fosse un domani, ma tutto sommato riesce a tenersi in equilibrio. L'introduzione dei kit, in sostanza classi con determinate abilità, è apprezzabile ma in realtà non particolarmente significativa, il meglio il comparto multigiocatore lo esibisce nella quantità di modalità, armi, perks; di quantità discreta le mappe, generalmente simili tra loro, piccole e senza particolari orpelli. Menzione merita anche la ormai classica modalità zombie, ambientata in un luna park, nella quale affrontare orde di non morti potenziando progressivamente il proprio arsenale: smaccatamente anni '80 e per questo stuzzicante, ripetitiva e per questo poco intrigante sul lungo periodo.

Più ombre che luci quindi per Call of Duty: Infinite Warfare, produzione dal valore discreto, ma che è totalmente priva di identità. La standardizzazione dei capitoli della serie è evidente, nel gameplay così come persino nell'estetica, supportata da un comparto tecnico solido ma che non stupisce; il gioco prova a sfuggirne, ma le soluzioni che propone non fanno altro che appesantirlo.

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