Call of Duty: Black Ops IIII, il coraggio di inseguire i tempi, la capacità di tracciare il futuro – Recensione
Battle Royale, zombie in gran quantità e il solito, grande, multiplayer competitivo: la recensione di Call of Duty: Black Ops IIII
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Eppure, paradossalmente, proprio questa virata, questo cambio di registro che a suo modo ha il valore di una piccola rivoluzione, ha il grande pregio di mettere in risalto, di rendere evidente ciò che ha sempre contraddistinto Call of Duty, il discriminante che gli ha permesso di sopravvivere attraverso le generazioni di console, i brand concorrenti che al contrario sono irrimediabilmente invecchiati, gli inevitabili passi falsi, come l’inconcludente Ghosts o il patetico Infinite Warfare.
Il brand di Activision, negli anni, ha infatti sviluppato un’incredibile capacità di adattarsi ai tempi, alle novità, alle mode. La Guerra Mondiale è stata sostituita a conflitti moderni e futuri. Il single player è stato progressivamente ridimensionato per far spazio al gioco online. I deathmatch a squadre sono stati affiancati da modalità cooperative. Era inevitabile che, prima o poi, i battle royale finissero per entrare nell’orbita dell’FPS per antonomasia, IP ancora in grado di dettare ritmi e condizioni dei paradigmi che vogliono imporsi come nuovi canoni di questo genere videoludico.
C’è da dire che i menù non sono il massimo per quanto concerne la facilità di lettura. Se l’utente navigato impiegherà pochi secondi a farci l’occhio, complice un’impostazione dei layout ormai standardizzata, il neofita faticherà e non poco ad orientarsi tra schermate ridondanti ed opzioni spesso e volentieri difficili da reperire e scovare.
Il cuore di Call of Duty: Black Ops IIII è diviso in un terzetto di modalità a chiusura stagna, per quanto comunicanti sotto il profilo del gunplay, dell’impostazione generale, del ritmo.
Da una parte abbiamo un multiplayer online piuttosto classico, solido come una roccia, assolutamente divertente, assuefacente grazie alla presenza degli Specialisti, soldati dotati di abilità e poteri esclusivi tra cui dovrete selezionare il vostro avatar. Abbandonati i jet pack e gli esoscheletri di qualche episodio fa, Treyarch ha deciso di puntare forte sulla cooperazione, sul coordinamento di una squadra in cui ognuno è fondamentale. Non c’è ovviamente traccia del tatticismo estremo di un Rainbow Six, né tantomeno delle azioni corali di un Battlefiel qualsiasi. L’incursione personale è ancora possibile, ma solo avanzando con i propri compagni al seguito, soprattutto utilizzando nel momento più propizio i poteri unici di ciascun Specialista, si può portare a casa la vittoria.
[caption id="attachment_190264" align="aligncenter" width="1000"] Ottimo il level design delle 14 mappe di cui si compone il multiplayer. Rispetto al passato, vista l’assenza di jet pack ed esoscheletri, è stata parzialmente sacrificata la verticalità, compromesso comunque ben accetto, soprattutto per mantenere comunque serrati i ritmi di gioco[/caption]
La rinnovata ambizione strategica di questo capitolo avvolge e coinvolge tutte le modalità messe a disposizione dell’utente, tanto più che, assoluta novità per la serie, almeno in tempi moderni, la salute non si rigenera più automaticamente, ma dovrete spendere un medikit in vostro possesso, rendendo spesso fondamentale il poter contare sul fuoco di copertura durante la cura del personaggio o di un alleato."La modalità Zombie, dal canto suo, travolge il giocatore con ben tre scenari, che diventano quattro nel caso siate in possesso del Black Ops Pass"
Grazie anche a mappe dall’ottimo design, Black Ops IIII mette in campo una modalità a più giocatori solida, profondissima, grazie ad un arsenale sterminato, a suo modo innovativa, visto l’inedito focus sul gioco di squadra.
La modalità Zombie, dal canto suo, travolge il giocatore con ben tre scenari, che diventano quattro nel caso siate in possesso del Black Ops Pass. Sia che dobbiate affrontare orde di non morti a bordo di una nave da crociera, sia che invece dobbiate contrastarne l’avanzata in un’arena della Roma antica, la formula di gioco si dimostra ancora una volta fresca, coinvolgente, quasi ipnotica. Laddove in passato si poteva lamentare una certa ripetitività sul lungo periodo, questa volta lo spettro della noia deve prima fare i conti con mappe estremamente articolate; un senso di progressione che si sviluppa attraverso meccanismi da attivare, creature da evocare, tavoli da lavoro da reperire con cui creare nuove armi; ma soprattutto con un complesso sistema che permette di gestire affondo lo sviluppo e i potenziamenti del proprio personaggio.
Tra perk di ogni tipo, bonus consumabili che si attivano all’inizio della partita e altri reperibili direttamente nel corso della missione, ogni partita vi spingerà a collaborare in modo diverso con i compagni di squadra, magari concordandovi per l’esplorazione di un anfratto che nella partita precedente non siete riusciti a sbloccare.
Va da sé, tuttavia, che la modalità verso cui si nutriva più curiosità fosse ovviamente Blackout, il Battle Royale in salsa Call of Duty. Da questo punto di vista, Treyarch ha preferito battere la strada della continuità, prendendo a modello quanto visto e giocato su PlayerUnknown's Battlegrounds. Nonostante un ritmo di gioco evidentemente più elevato, ed una precisione di hitbox e sistema di controllo enormemente superiore, il feeling è assolutamente simile a quello esperito nella creatura di Bluehole. Qua e là vengono a galla alcune sbavature, come una mini-mappa non particolarmente leggibile o un menù con cui gestire il loot tutt’altro che accomodante, ma sono tutti difetti assolutamente risolvibili con futuri e mirati aggiornamenti.
Graficamente all’altezza, per quanto incapace di stupire; caratterizzato da un gunplay raffinato; sorprendente nella misura in cui abbandona totalmente il single player e si butta nella mischia dei Battle Royale, Black Ops IIII è poco Call of Duty e tanto un FPS puramente online destino a fare breccia nei cuori di chi ha la competizione nel sangue, uno sparatutto che sarà in grado di riscrivere le regole del gioco, offrendo un divertimento senza compromessi, correndo persino il rischio di inimicarsi una certa schiera di utenza, la stessa che, a ben vedere, dovrebbe aver già abbandonato il brand da diverse iterazioni.
[caption id="attachment_190263" align="aligncenter" width="1000"] Sul fronte grafico Treyarch ha preferito garantire i 60fps, piuttosto che stupire con un comparto d’impatto che facesse impallidire la diretta concorrenza. Si tratta di una scelta che sposiamo appieno, tanto più che lo spettacolo offerto si lascia comunque guardare, soprattutto nella modalità Blackout.[/caption]
Il rinnovato approccio che punta maggiormente sulla cooperazione tra giocatori, non solo nella modalità Zombie ovviamente, ma soprattutto nel multiplayer competitivo, potrebbe attrarre quella tipologia di videogiocatori generalmente ingolositi da FPS più tattici e dai ritmi maggiormente compassati.
Call of Duty: Black Ops IIII farà certamente la felicità dei fan di vecchia data della saga. Blackout, dal canto suo, non farà altro che attirare neofiti, amanti del genere e semplici curiosi, desiderosi di iniziarsi a questa tipologia di FPS con un prodotto realizzato e sviluppato per essere una killer application e non un titolo a prezzo budget o un free to play saturo di microtransizioni.