Call My Agent - Italia (stagione 1), la recensione
La prima stagione di Call My Agent - Italia è un'operazione anacronistica, copia pedissequa e sbiadita dell'originale francese
La nostra recensione della prima stagione di Call My Agent - Italia, disponibile su Sky Serie.
La serie, scritta da Lisa Nur Sultan e Francesco Baccomo, è un pedissequo adattamento del suo corrispettivo d'oltralpe. Anche qui, vediamo come protagonisti i mastini dell'immaginaria CMA, agenzia per attori e registi tra le più importanti d'Italia; mentre si barcamenano nella difficoltosa gestione degli istrionici assistiti, gli agenti si svelano all'occhio dello spettatore, ciascuno col proprio personale approccio al lavoro e, di conseguenza, anche alla vita privata.
Alti e bassi
Non occorre dilungarsi sulla trama di Call My Agent - Italia, anche per non rovinare le sorprese che essa riserva a chi sia digiuno della serie originale. Illuminata da camei d'eccezione (da Paola Cortellesi a un folgorante Paolo Sorrentino), questa prima stagione regala punte di gradevole umorismo, alternate all'occasionale tedio di situazioni più serie non sempre gestite al meglio. Inoltre, a fronte di alcune performance di solida profondità (plauso alla verve di Marzia Ubaldi e Maurizio Lastrico), ve ne sono altre gravemente dissonanti; stona in primis, duole dirlo, la leziosa prova della pseudo-protagonista Paola Bugatto.
Il risultato complessivo è certo godibile, ma non per questo memorabile; la comicità delle disavventure e l'efficace carrellata di - azzeccatissime - guest star conferisce ai sei episodi un indubbio brio. Non bastano tuttavia gli stratagemmi del finale di stagione a garantire una consistente dose di curiosità nei confronti del futuro della CMA e dei suoi agenti. Ne risulta un racconto al cui eventuale prosieguo non diremmo di no, ma per il cui avvenire siamo lungi dallo smaniare.
Fuori dal tempo
Minimi - e quasi sempre peggiorativi - sono, come detto, i cambiamenti operati da Call My Agent - Italia rispetto alla propria fonte. Se gli intrecci personali tra i membri dell'agenzia seguono passo passo quelli dei loro colleghi transalpini, lo stesso avviene per i loro celebri assistiti; l'eccessiva identificazione di Jean Dujardin diviene qui quella di Pierfrancesco Favino, i problemi anagrafici di Cécile de France appartengono ora a Paola Cortellesi, e così via.
Tutto questo non sarebbe, di per sé, un errore se attuato in un'epoca che precluda una diffusione globale di prodotti stranieri; ciò che stupisce è che un'operazione come Call My Agent - Italia avvenga nel 2023, era delle piattaforme streaming e del fulmineo passaparola sui social. Ecco perché questo adattamento italiano esce a pezzi dal confronto con l'originale, non per averne tradito i principi, ma per averne anzi copiato ogni dettaglio. Seppur nella piacevolezza che riserverà a chi non abbia coscienza del suo predecessore, questa prima stagione fallisce nell'unico punto in cui avrebbe potuto rivendicare originalità: raccontare le peculiarità e, perché no, le problematiche uniche e inconfondibili del nostro cinema.