Calata Capodichino, la recensione

Abbiamo recensito per voi Calata Capodichino, il nuovo fumetto di Labadessa edito da Shockdom

Condividi

Calata Capodichino, anteprima 01

Torna in fumetteria Mattia Labadessa, fumettista napoletano classe '93, che manda sugli scaffali Calata Capodichino, terzo libro edito da Shockdom realizzato come autore completo.

Il pubblico di Labadessa è ben definito: in buona parte composto da una solida base di adolescenti e tardo adolescenti che con l'autore condividono le abitudini e un linguaggio proprio del quotidiano, fatto di discorsi che possono spaziare dallo spaccato di vita casalinga a temi più importanti ed emotivamente coinvolgenti.

Calata Capodichino è una sintesi onesta e puntuale dell'evoluzione che ha avuto l'autore in questi anni. I suoi due volumi precedenti, Le cose così e Mezza fetta di limone, esprimevano rispettivamente i due tipi di comunicazione utilizzata: il primo, una raccolta di vignette in parte già pubblicate online sulla sua pagina Facebook, puntava a creare una sintesi coerente di un lavoro che nasce in modo istintivo ed estemporaneo proponendo un filo rosso che congiungeva (attraverso temi e contenuti) una vignetta all'altra; il secondo proponeva una storia completa sviluppata su un numero corposo di pagine, una soluzione più sperimentale per un autore che fa dell'immediatezza dei contenuti il suo punto di forza.

Calata Capodichino media queste due nature, proponendo un racconto inedito inframezzato da vignette. Se in Mezza fetta di limone Labadessa ha un po' sofferto la lunga distanza, con questo volume sceglie di frammentare il racconto dando a ogni porzione narrativa un ritmo ben definito e godibile, senza appesantire la lettura con tempi dilatati. Allo stesso modo, la scelta di posizionare delle vignette all'interno della narrazione consente ai lettori di fruire il libro anche per parti, senza uscire dal clima emotivo imbastito dall'autore.

Calata Capodichino, anteprima 02

La vicenda che fa da contenitore al tutto è semplice e lineare: un viaggio in taxi verso l'aeroporto sulla strada Calata Capodichino porta l'Uomo Uccello (protagonista e, almeno in parte, alter ego dell'autore) a far tornare a galla alcuni ricordi del passato, solleticati da una conversazione inaspettatamente profonda con il conducente del veicolo. Il punto di forza del racconto, al di là del tema nascosto decisamente importante, sta nell'impianto visivo che propone un equilibrio convincente tra testo e immagine, mostrando ai lettori una gabbia molto vicina al Fumetto tradizionale, con vignette sature di soluzioni grafiche accattivanti.

La formazione da illustratore e graphic designer di Labadessa è sicuramente quella marcia in più che rende riconoscibili i contenuti da lui proposti, che mantengono la coerenza vista in digitale anche nella soluzione cartacea. Pur non facendo parte del pubblico di riferimento a cui si rivolge Calata Capodichino, è impossibile per chi vi scrive non restare comunque colpito dallo storytelling asciutto ed essenziale, che con pochi colori e una buona gestione della costruzione della pagina rende la lettura un'esperienza piacevole per chiunque, a prescindere dal fatto che si faccia parte o meno di quella generazione raccontata dall'autore napoletano.

[gallery columns="1" size="large" ids="200632,200633"]

Continua a leggere su BadTaste