By the Sea, la recensione

Al terzo film la carriera di Angelina Jolie da regista e sceneggiatrice è sempre più un mistero. By the Sea si rivela essere un pasticcio

Critico e giornalista cinematografico


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È difficile prendere per il verso giusto la filmografia da autrice di Angelina Jolie. Difficile perché sembra fare di tutto per remare contro se stessa. I primi due film (Nella terra del sangue e del miele e Unbroken) erano due opere di guerra con partecipazioni importanti (addirittura i fratelli Coen alla scrittura), una ambientata nel presente e una nel passato, che rubavano da diversi altri film con pochissima voglia di raccontare e molta di giungere alle conclusioni. By the Sea soffre del medesimo problema: la narrazione procede con fatica, si arena continuamente ed è incapace a gestire il movimento tra mistero e soddisfazione.

C’è nella coppia protagonista (lei e il marito Brad Pitt) un trauma, qualcosa che fa sì che i due non riescano nemmeno a toccarsi. Sono in vacanza a Malta, la scusa ufficiale è stare un po’ in un posto tranquillo dove lui possa scrivere il suo nuovo romanzo, non ufficialmente però cercano di capire se rimanere insieme. Nella stanza accanto alla loro una coppia in luna di miele, è invece sessualmente attiva e felice. Un buco consente agli infelici di spiare i felici e forse proiettarsi nella felicità o infelicità altrui li salverà.

Angelina Jolie sceglie per sè il personaggio più difficile, una donna con un problema che si è chiusa nel mutismo. Non si spiega, non si fa capire, pare impermeabile a tutto e la scelta di interpretarla con una recitazione distaccata ed eterea non aiuta. Piangere e disperarsi senza dire niente è la ricetta perfetta per l’antipatia, per fare in modo che lo spettatore sviluppi odio per un personaggio invece di provare comprensione. Il deficit di narrazione non ci fa appassionare al segreto nel suo passato ma, cosa ancora più grave, quando questo viene finalmente svelato lo fa sembrare insoddisfacente, perché è un dramma a parole. Non ci viene raccontato cosa sia successo, ci viene solo comunicato che è successo. La conclusione al posto del processo. E questo al cinema non basta mai.

Così quel che accade in By the sea sono due ore di un matrimonio che pare essere alla fine e di una relazione strana con una coppia più giovane. Due ore in cui ci si parla molto poco e si urla molto e in cui i protagonisti sono più che altro alle prese con altre relazioni (lui va a bere al bar e parla con il barista, lei flirta con l’uomo della porta accanto), che fanno sembrare tutto il film un continuo preambolo. By the sea per quasi tutta la sua durata sembra un’introduzione a se stesso, tanto trattiene anche quel minimo di informazione e di avanzamento della trama necessario per tenere duro fino alla fine.

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