The Burning Plain - Il confine della solitudine

La storia di una donna incapace di amare si intreccia a quella di due famiglie che si odiano. La pellicola di Guillermo Arriaga con Charlize Theron ha una struttura notevole, ma non riesce a emozionare veramente...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloThe Burning PlainRegiaGuillermo ArriagaCastCharlize Theron, Kim Basinger, Jennifer Lawrence, Joaquim de Almeida, J.D. Pardo, José María Yazpik, Tessa IaUscita7 novembre 2008 

Ogni tanto, ammetto di non capire proprio alcuni realizzatori/autori. Prendiamo il caso di Guillermo Arriaga, sceneggiatore di opere importanti (non solo i film di Inarritu come Amores Perros, 21 grammi e Babel, ma anche Le tre sepolture) e sicuramente uno dei nomi più importanti usciti sulla scena internazionale negli ultimi anni. Arrivato finalmente dietro alla macchina da presa, Arriaga dimostra di saper costruire ancora una volta delle strutture affascinanti, giocando benissimo con il tempo e lo spazio. Nonostante ci troviamo di fronte a quattro storie diverse (apparentemente slegate tra loro, ma ovviamente non è così), Arriaga riesce perfettamente a portarle avanti con maestria e senza confondere lo spettatore.

Il problema, in effetti, va cercato altrove, magari puntando sui personaggi. Si può dire che siano realizzati e scritti male? Sì? No? Magari la risposta giusta è un'altra: dipende. Infatti, tutto sta nel capire quali sono le intenzioni dell'autore e se soddisfano le proprie aspettative di spettatori. Personalmente, nonostante le vicende drammatiche e forti vissute dai protagonisti, ho avuto grosse difficoltà a provare emozioni per loro. In effetti, se il problema di un film come 21 grammi era che dopo mezz'ora avevi praticamente il quadro completo della storia (e allora perché stare a guardarlo per altri novanta minuti?), quasi tutto qui sembra costruito per allontanare il pubblico dai personaggi.

Iniziamo da Charlize Theron e dal suo ruolo. Arriaga parte in quarta, colpendo decisamente duro, tra ferite, lacrime, nudità e sesso occasionale. E' un punto di partenza talmente forte che si può solo migliorare a livello di empatia, ma purtroppo questo percorso è irto di tante difficoltà, non ultimo il fatto di mostrarla anche alla fine come una sorta di egoista impaurita e sola. Magari si potrebbe dire che è un ritratto coraggioso (e a tratti è effettivamente tale), ma certo è arduo rimanere coinvolti.

Per quanto riguarda le due famiglie contrapposte, il discorso è complesso. La coppia 'illecita' Basinger-de Almeida avrebbe molte carte da giocarsi, ma diverse cose non convincono. Se già la loro relazione e il modo in cui si svolge (possibile che possano vedersi così spesso senza insospettire i rispettivi coniugi?) non è perfetta, stona decisamente la partecipazione della Basinger, con un volto plastificato che ricorda più Michael Jackson che una donna della frontiera.

E per quanto riguarda i figli ribelli, per cui dovremmo provare le maggiori emozioni, sulla carta dovrebbero essere una vittoria sicura: con due famiglie così sgradevoli e una vicenda classica alla Romeo e Giulietta, come fallire? Beh, in effetti non si crolla e spesso i ragazzi funzionano (l'amore comune - e poco politically correct - per la caccia è una bella trovata), ma la loro morbosità nel voler riportare in qualche modo in vita i rispettivi genitori e le loro 'prove' d'amore ce li rendono sicuramente più distanti. Per quanto riguarda i comprimari, sarebbe stato interessante vedere maggiormente in scena il personaggio di John Corbett, per una volta in un ruolo assolutamente poco romantico e piacevole.  

Ma dove la pesantezza di Arriaga raggiunge vette degne della coppia Michelangelo Antonioni/Tonino Guerra è nei dialoghi, che in troppe occasioni suonano assolutamente falsi. Frasi come "non me la meritavo" e "hai sconfitto la morte" sembrerebbero strane anche in bocca agli intellettuali de La notte, figuriamoci in questo contesto. Peccato perché, a sorpresa, quando Arriaga si lascia andare a dei bei montaggi poetici e intelligenti (insomma, quando limita le parole e punta sulle immagini) i risultati sono assolutamente interessanti.

Così invece si ha l'impressione di un prodotto a metà, che non soddisfa completamente neanche nella sua rivelazione 'esplosiva' (sicuramente d'effetto, ma poco sensata e francamente abbastanza prevedibile). Aspettiamo quindi Arriaga alla sua prossima prova, sperando che intanto The Burning Plain trovi un suo (anche piccolo) pubblico. Obiettivo tutt'altro che semplice...

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