Buried - sepolto - La recensione

Un uomo si ritrova seppellito vivo e con a disposizione soltanto un cellulare e un accendino, mentre deve salvarsi prima che l'ossigeno finisca. L'idea di base lascia perplessi, ma l'esecuzione funziona molto bene...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo Buried
RegiaRodrigo Cortes
Cast
Ryan Reynolds, José Luis Garcia Pérez, Robert Paterson, Stephen Tobolowsky, Samantha Mathis
Uscita15-10-2010La scheda del film

Non c'è dubbio che una pellicola come Buried riesca a incuriosire fin dal primo minuto, non appena ne senti parlare. Difficile infatti resistere all'appeal di un concept così forte: un uomo seppellito vivo e che deve fare di tutto per riuscire a sopravvivere. Tuttavia, il problema con questi prodotti è che è veramente difficile dar vita a una storia che sia all'altezza dell'idea di partenza. Ci sarebbe riuscito questo prodotto?

Possiamo dire tranquillamente che la risposta è sì. Intanto, vanno fatti i complimenti a regista e protagonista. Rodrigo Cortés esce bene dalla sfida con il maestro Alfred Hitchcock (evidente fin dai titoli di testa e proseguita in un tour de force visivo che non può non far pensare a Nodo alla gola). Era veramente difficile mantenere la tensione alta per novanta minuti, ma il realizzatore ci riesce con delle belle scelte di regia e trovando sempre nuovi sistemi intelligenti di riprendere quello che avviene nello spazio ristrettissimo dell'azione (comprese delle zoomate che avrebbero commosso il buon Lucio Fulci).

Forse si potrebbe dire che a tratti il film è troppo montato (una maggiore fluidità in alcune scene sarebbe preferibile) e c'è qualche ralenti eccessivo per suscitare emozione, ma sono comunque delle sbavature. E anche se all'inizio ti viene da pensare che si potesse tagliare qualcosa, anche le scene che sembravano futili assumono una maggiore importanza alla fine. Di sicuro, comunque, la seconda parte presenta una progressione notevolissima, in cui si succedono una serie di bei momenti molto efficaci.

Non si tratta soltanto di creare tensione e panico, ma anche di approfondire bene il personaggio e di costruire delle emozioni genuine, con cui il pubblico possa riconoscersi. In questo senso, lode al spesso sottovalutato Ryan Reynolds, che qui è decisamente convincente sia nei momenti più 'eccitanti' che in quelli più intimi. E se un paio di idee sembrano un po' forzate ed eccessive, il finale mette tutti a tacere, con una scelta che non è solo a effetto, ma che risulta anche molto intelligente. 

Ed è interessante un capovolgimento nell'utilizzo del cellulare. Sembrerà un aspetto poco importante, ma se ci pensate la diffusione dei cellulari ha creato tanti problemi agli sceneggiatori, che spesso si sono dovuti rifugiare nella banale scappatoia 'non prende e/o è scarico'. Qui invece il cellulare è fondamentale per raccontare la storia, considerando che rimaniamo 90 minuti col protagonista nella bara, senza possibilità di cavarcela con qualche flashback o sequenze in esterni.

Insomma, tutto bene? Un attimo. Non riesco a unirmi al coro di pareri esaltati per un unico, grande motivo: l'assunto di base non ha senso. Per quale motivo un rapitore dovrebbe rinchiudere un uomo in una bara e dargli un cellulare con cui chiamare chiunque? Tutto questo senza poter controllare bene gli eventi (e se il cellulare non prende, come avviene all'inizio? E se il rapito decide di non collaborare, che fai, visto che non puoi neanche minacciarlo direttamente? E perché rischiare di rivelare la tua posizione?). Si dirà che è un film e che non c'è bisogno di essere ultrarigorosi in questo aspetto. Peccato che a forza di parlare di guerra in Iraq, contractor, questioni etiche (abbiamo a che fare con dei terroristi o con delle persone che cercano di sopravvivere?), politica americana, aziende ciniche e quant'altro, non si può certo affrontare questo prodotto come se fosse il quindicesimo episodio di Saw.

Comunque, un film interessantissimo, che mette in mostra tante questioni interessanti e che sembra soprattutto possa reggere bene anche una seconda visione, magari per notare cose che prima non si erano colte. Non un pregio da poco...

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