Buongiorno Papà, la recensione
La seconda commedia scritta, diretta e interpretata da Edoardo Leo, ritorna sul tema della famiglia ma con meno fluidità della prima volta...
La seconda commedia da regista di Edoardo Leo dopo Diciotto anni dopo (film che aveva avuto una gestazione lunga quasi quanto il titolo) è un film ugualmente acquietante e privo di spunti originali, centrato sulle questioni familiari irrisolte che vanno sanate in età adulta e in particolare sulla figura paterna, e di nuovo è un film che cerca di fare il consueto ma farlo bene. Peccato che non gli riesca alla stessa maniera, a partire dalla qualità dell'umorismo fino ad arrivare alle ambizioni sentimentali.
Dalla fotografia alla sceneggiatura, dalla scenografia ai costumi, sembra che ogni comparto abbia agito assecondando i principi della televisione più pigra, quella che per rappresentare il paese sceglie contesti alto borghesi inesistenti, condendoli di elementi di arredamento o di luci sempre chiare e rassicuranti, pulite e ordinate anche nel disordine.
L'impressione generale è che tutto sia stato orchestrato ricorrendo alla soluzione più semplice con buona pace della tenuta della storia e della messa in scena (c'è un'esilarante professoressa di educazione fisica del liceo che per esigenze del film diventa inspiegabilmente il fulcro della didattica scolastica). Quindi se Diciotto anni dopo aveva le virtù della sceneggiatura molto lavorata, corretta nel tempo fino a scorrere senza intoppi, Buongiorno papà ha i difetti dei progetti affrettati.
Nonostante il nome di Massimiliano Bruno sia presente tra gli sceneggiatori non sembra di riconoscere in alcun modo le sue capacità o il suo tocco.