Le buone stelle, la recensione | Cannes 75
Con una verità emotività devastante, Broker di Hirokazu Kore-eda ritrova non solo la tipica cifra del suo autore ma il senso stesso del film, riuscendo ancora una volta a convincerci della sua preziosa filosofia: essere una famiglia è qualcosa che si può scegliere e costruire insieme, a prescindere dai legami di sangue.
Inizia come un road movie scanzonato, dalla premessa seria ma con sempre il momento comico a stemperare la drammaticità del soggetto (una madre sciagurata che cerca qualcuno a cui dare suo figlio appena nato), per poi colpire all’improvviso con un cambio di tono dall’emotività spiazzante. Da quel momento, con un’epifania rivelatrice di una verità emotività devastante, Le buone stelle di Hirokazu Kore-eda ritrova non solo la tipica cifra del suo autore (che nei piccoli momenti di condivisione tra persone trova tutta la bellezza del mondo) ma il senso stesso del film, riuscendo ancora una volta a convincerci della sua preziosa filosofia: essere una famiglia è qualcosa che si può scegliere e costruire insieme, a prescindere dai legami di sangue.
Quelli di Le buone stelle sono personaggi centrati sull'errore, che nell'essere tutti insieme fallimentari riempiono a vicenda i rispettivi vuoti. In tutta la prima parte, Kore-eda guarda in loro - molto più che il dramma - l’aspetto particolarmente tragicomico del loro stare insieme, il loro essere caoticamente riuniti in un van scassato. Sono individui che fregano e che a loro volta sono fregati, bugiardi che vengono di riempiti di bugie. Eppure insieme funzionano con una naturalezza sconvolgente. È come se Kore-eda mettesse da parte il suo tipico tono posato e il suo tocco delicato per trovare in questa situazione e nell’incredibile personalità recitativa di Song Kang-ho (intrinsecamente comico ma con una capacità unica di trovare verità sentimentale nei momenti di sofferenza) una spinta comica inedita, un modo nuovo per osservare le stesse dinamiche narrative che abitano la sua filmografia.
Bastano un paio di rivelazioni sincere e qualche momento di piccolo coraggio per cambiare completamente prospettiva di vita. E, come sempre nei film di Kore-eda, per riuscire a vedere finalmente la vita con una particolarissima positività: quella di chi accetta la bellezza dell’errore, del fallimento. Di chi accetta, una volta per tutte, che essere distanti da chi si ama non vuol di amarsi di meno.
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