Bumblebee, la recensione

Bumblebee di Travis Knight è una delle più belle sorprese di questo 2018. Una commedia fantascientifica che sa essere intergalattica e umana. Stupenda Hailee Steinfeld

Condividi
Come si può collegare un giovane autobot idealista spedito dal leader Optimus Prime sul Pianeta Terra con un'umana adolescente appassionata di automobili prigioniera di anni '80 californiani mortalmente futili?

È possibile grazie a una delle più belle sorprese di questo 2018, ovvero Bumblebee di Travis Knight, spin-off/prequel della saga Transformers (Knight era un cultore della serie animata) arrivata al cinema a 5 capitoli tutti diretti da Michael Bay da quando il produttore Steven Spielberg riuscì a convincerlo ad accettare la regia... dopo più di una telefonata nell'ormai lontano 2007.

In questo adorabile prequel la ragazzaccia dalle ascelle puzzolenti che dorme con boxer improbabili, consuma le musicassette del gruppo depressivo inglese The Smiths e indossa calzini di spugna repellenti (e probabilmente più maleodoranti delle ascelle) in smaniosa ricerca di 500 dollari per un'automobile è una Hailee Steinfeld più vicina al malessere fisico e psicologico di 17 Anni: e Come Uscirne Vivi (2016) che non alla carineria un po' troppo subordinata di Pitch Perfect 3 (2017) o, peggio ancora, alla missione fallita in chiave di romanticismo glamour Romeo and Juliet (2013). L'attrice da poco ventiduenne torna con questa buffa commedia fantascientifica ai livelli de Il Grinta (2010), ovvero quando chi la lanciò al cinema (i Fratelli Coen) aveva capito quanto questa interprete non potesse e dovesse essere una futura fidanzatina d'America.

Il robottone giallo, grosso sulla Terra ma piccolino assai accanto a Optimus Prime in quel di Cybertron, si chiama Bumblebee e se vi ricordate l'esuberanza fisica e verbale dei precedenti Transformers preparatevi a qualcosa di completamente diverso in questa storia sulle sue origini. In originale ha la voce della star maschile di Maze Runner Dylan O'Brien, mentre in italiano parla con la dizione perfetta del pallavolista molto più italiano del suo cognome Ivan Zaytsev.

La prima regia live-action di Knight (sua era stata l'animazione in stop motion candidata a due Oscar Kubo e la Spada Magica) è un buffo mix di guerra intergalattica con creature sovrumane che si inseguono in California, commedia adolescenziale alla Breakfast Club (citato con gusto) e incontro tra looser (Bumblebee perché convalescente e in trasferta; lei perché sfigata e in crisi con la mamma vedova) alla E.T. (1982) di Spielberg o meglio ancora Il Gigante di Ferro (1999) di Brad Bird.

Non manca l'azione ma è più l'emozione e il divertimento a vincere con un John Cena militare demenziale, plausibile se pensiamo al collega John Turturro della saga madre.

Occhio alle autovetture in cui si trasforma il nostro amabile "bombo" giallo. Per gli appassionati di serie tv, giocattoli e franchise cinematografico ce n'è una che è stata un piccolo shock fin dal trailer che l'aveva, brevemente, svelata la scorsa estate.

Continua a leggere su BadTaste