Bruno - la recensione

Il giornalista di moda austriaco e gay Bruno è deciso a conquistare gli Stati Uniti. Dopo Borat, torna Sacha Baron Cohen, ma tutto sembra falso e soprattutto mortalmente noioso...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloBrunoRegiaLarry Charles
Cast
Sacha Baron Cohen, Gustaf Hammarsten, Clifford Bañagale, Chibundu OrukwowuUscita23 ottobre 2009
La scheda del film  

Se in un film la cosa più originale che si può vedere è il Logo della Universal con la dieresi, forse c'è qualche problema. Anche perché di loghi modificati (Indiana Jones docet) ne abbiamo ormai visti a centinaia. Bruno, per riassumerla in maniera semplice, è tutto quello che si pensava che fosse, solo in versione moscissima.

Scene di pseudosesso strano (anche se ovviamente finto)? Ovvio. Eterosessuali messi in imbarazzo da un Bruno infoiato? Non potevano mancare. Provocazioni a tutto spiano su bambini adottati in maniera discutibile? Of course. Vabbeh e allora? Tutto questo basta per dar vita a un film? Sicuramente no e l'impressione, dopo essere passati per 80 minuti (incredibilmente lunghi) di pellicola è che sia difficile parlare di cinema.

Insomma, non è neanche tanto questione di bello o brutto, ma semplicemente di cosa sia o meno la settima arte. Se l'impressione è di vedere tutta una serie di scene slegate, con l'unico filo conduttore di voler scandalizzare gli americani (che forse, visto il crollo di incassi nel secondo weekend, più che altro sono rimasti giustamente indifferenti), perché interessarsi? Al massimo, potrebbe funzionare per una trasmissione televisiva, tipo Scherzi a parte o le solite candid camera. E anche scrivere una recensione diventa dannatamente difficile, almeno se non si vuole spoilerare le scene più divertenti e assurde (un paio, va detto, funzionano bene, ma non c'è nulla come l'incredibile scontro di metà film in Borat), come hanno fatto ormai in tanti.

Il problema è che quasi tutto sembra dannatamente finto. Dalle sfilate di moda a Milano (girate malissimo, puzza di costruito lontano un miglio) allo show televisivo in cui chiaramente organizzatori e presentatore sono informati della vera identità di Bruno e dei suoi scopi. E possibile che anche nelle situazioni più assurde ci siano diverse telecamere in grado di riprendere le scene? Su, per carità...

Almeno, Borat era un personaggio che funzionava su vari livelli, sia per la scusa di non essere occidentale, sia perché il modo di far arrabbiare gli americani, che era molto più sofisticato. In quel caso, c'era almeno un minimo di plot (pretestuoso ed esile quanto si vuole), qui neanche quello, se non un rapporto con il proprio assistente che vira semplicemente verso tinte boccaccesche assolutamente scontate.

La realtà è che se non si ha neanche il coraggio di inserire una scena girata con la sorella di Michael Jackson, forse è inutile parlare di provocazione. Al massimo, ci possono cascare i soliti giornalisti italiani, che avendo paura di sembrare bacchettoni o di non capire la modernità, esaltano un film francamente modesto. Ed è il caso di aspettarsi sonore arrabbiature del pubblico italiano, almeno per quei pochissimi spettatori che avranno voglia di vedere una pellicola del genere, visto che il tema allontanerà tantissime persone.

Insomma, che Borat fosse morto si era capito. Il problema però è che Sacha Baron Cohen deve decidersi a prendere un'altra strada. Altrimenti, a morire (artisticamente) non saranno più i suoi personaggi, ma la sua carriera...

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