Brothers: A Tale of Two Sons Remake, la recensione
Brothers: A Tale of Two Sons è la versione graficamente perfezionata del titolo datato 2013. Un titolo meraviglioso e a tratti innovativo
Brothers: A Tale of Two Sons è il titolo che permesso a Josef Fares di comunicare al pubblico quanto i videogiochi possano essere un linguaggio potente ed evocativo. Per chi non lo sapesse, Fares nasce come regista e sceneggiatore, per poi addentrarsi nel mercato videoludico con idee brillanti in grado di colpire i giocatori di tutto il mondo. Che si tratti di Brothers: A Tale of Two Sons, di A Way Out o di It Takes Two poco importa. I titoli creati dal regista e sceneggiatore svedese, di origine libanese, hanno sempre delle soluzioni narrative brillanti e un messaggio di grande impatto.
Consapevoli del fatto che ci saremmo trovati di fronte un “semplice” ammodernamento grafico, ci siamo quindi tuffati nella delicata avventura di Naiee e Naia. Un’avventura che è ora possibile affrontare in compagnia di un’altra persona, grazie a un’inedita modalità cooperativa. Volete sapere se queste aggiunte sono sufficienti per mettersi nuovamente in viaggio per trovare l’Albero della Vita? Scopritelo nella nostra recensione.
UNA FIABA MATURA
La trama di questa prima opera videoludica sviluppata dal team di Josef Fares narra la storia di due fratelli, Naiee e Naia, decisi a trovare l’Albero della Vita per salvare il padre in fin di vita. Durante il loro viaggio incontreranno diversi personaggi, tra i quali spiccano una coppia di troll, un bizzarro inventore e una ragazza che rischia di venire sacrificata da una misteriosa tribù indigena. Nonostante le molteplici difficoltà, i due affronteranno ogni problema rimanendo sempre uniti, dandosi forza a vicenda.
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Evitiamo di entrare nel dettaglio per non rovinarvi l’esperienza finale, ma sappiate che le tematiche del gioco raggiungono la loro piena maturità negli ultimi minuti di gioco. Minuti nei quali narrativa e gameplay si fondono insieme, regalando dei momenti davvero intensi. Una scelta estremamente coraggiosa, che rimane una sorta di unicum nel panorama videoludico.
TRE MODI PER VIVERE UNA STORIA
La versione originale di Brothers: A Tale of Two Sons prevedeva un solo sistema di gioco. L’idea geniale di Fares era quella di assegnare la metà sinistra del pad ai controlli di uno dei due fratelli e la metà destra a quelli dell’altro. Il titolo mette continuamente di fronte al giocatore situazioni che lo spingono a muovere contemporaneamente i due personaggi per risolvere enigmi e superare ostacoli. Il risultato è un’avventura focalizzata sulla collaborazione tra i due fratelli, costringendo il giocatore al multitasking e facendolo ragionare (e agire) attraverso un gameplay unico e innovativo. Nonostante le altre aggiunte che vedremo tra poco, questo è il metodo principale con cui gli sviluppatori vi consigliano di vivere l’avventura di Naiee e di Naia.
In questo remake, però, i ragazzi di Avantgarden hanno inserito una modalità cooperativa, permettendo di collegare due pad e di “dividere” il carico di lavoro. Per quanto divertente, questa introduzione mina gravemente l’idea iniziale dell’opera di Fares. Vi consigliamo quindi di testare questa opzione solamente nel caso non vogliate affrontare il titolo in solitaria. Anche se, in realtà, abbiamo un ulteriore aggiunta sulla questione.
Esiste un terzo modo, infatti, per apprezzare Brothers: A Tale of Two Sons. È un modo non ufficiale, ma che unisce le due esperienze sopracitate: condividere il pad con un altro giocatore. Mentre voi impugnate il lato sinistro del controller, il vostro compagno di viaggio deve impugnarne il lato destro. In questo modo non solo potrete empatizzare maggiormente con i due protagonisti della storia, ma riuscirete a vivere un’avventura ancora più unica e indimenticabile. Una soluzione “amatoriale”, ma che sposa perfettamente l’idea del regista/sviluppatore svedese. Provare per credere.
LA POTENZA DELL’UNREAL ENGINE 5
Veniamo quindi alla principale differenza tra questo remake e il titolo originale: il comparto grafico. Brothers: A Tale of Two Sons Remake mostra modelli 3D nettamente più dettagliati, un sistema di illuminazione completamente rivisto e, più in generale, un colpo d’occhio davvero notevole. Il tutto mantenendo quell’atmosfera poetica che ammantava l’opera del 2013. Lo stesso si può dire del comparto sonoro, che vanta una soundtrack meravigliosa oggi quanto in passato e un sound design funzionale, ma che non fa gridare al miracolo.
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Basta quindi questo salto grafico per spingere coloro che hanno giocato al titolo originale a spendere altri venti euro? Dipende. Brothers: A Tale of Two Sons Remake è ovviamente la versione migliore presente sul mercato dell’idea di Fares. È altresì vero, però, che il succitato titolo del 2013 è ancora disponibile su tutte le piattaforme e rimane perfettamente godibile. La scelta, quindi, sta a tutti voi. Se volete sfruttare la modalità multiplayer offerta dai dev e giocare al titolo in una versione esteticamente potenziata, allora dovete fare vostro questo remake. Se invece volete risparmiare qualche euro e del titolo vi interessa solo il comparto ludico, allora forse ha più senso ripiegare sull’edizione originale.
BROTHERS: A TALE OF TWO SONS REMAKE, IL COMMENTO FINALE
Brothers: A Tale of Two Sons era, è e rimarrà sempre un piccolo capolavoro. Un gioco in grado di emozionare, intrattenere e forte di un gameplay unico, che dimostra la filosofia alla base delle idee di Josef Fares. Questo remake vanta inoltre un ammodernamento grafico di ottimo livello, che palesa le grandi capacità del team milanese. Nel caso riteniate i (circa) venti euro di costo eccessivi, il nostro consiglio è quello di mettere il titolo in wishilist per monitorare eventuali sconti futuri. Appena il gioco raggiungerà la cifra che ritenete giusta, potrete quindi recuperarlo e godervi uno dei titoli più poetici degli ultimi anni.