Broadchurch (prima stagione): la recensione
Il thriller investigativo con David Tennant e Olivia Colman andato in onda lo scorso marzo è una bella sorpresa che vale la pena recuperare
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A quel punto la ricerca del colpevole rinuncia a parte della sua gravità per lasciare il posto ad altre riflessioni, per smascherare la pochezza e la mediocrità dell'essere umano, per raccontarci che i paradisi in Terra non esistono e che è proprio nelle piccole comunità isolate che si rintracciano le peggiori meschinità. Che poi l'importante non è tanto la piccola comunità in cui tutto è apparenza mentre dietro le porte delle case si nascondono tragedie e segreti, quanto la costruzione di un universo isolato, che diventi una gigantesca scena del crimine. Era la piccola cittadina dello show di David Lynch, era l'isola dei Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie, è la plumbea Seattle di The Killing. E lo è anche la Broadchurch del titolo della serie trasmessa da ITV, incentrata sull'omicidio di un bambino e sulla ricerca del colpevole.
Magari la scoperta finale non sarà una sorpresa assoluta per chi ha un po' di dimestichezza con questo tipo di scrittura, ma è bello vederla come il tassello finale di un percorso coerente con il tema di base della serie. Da sottolineare la partecipazione nel cast di David Bradley (Harry Potter, Game of Thrones) alle prese con un personaggio non semplice. Ma in generale è il cast a funzionare davvero bene, soprattutto nell'alchimia ben riuscita tra i due detective protagonisti. Breve, diretta e cattiva al punto giusto, Broadchurch è una bella sorpresa che vale la pena recuperare.