Broadchurch 3x04: la recensione

Nel quarto episodio di Broadchurch, il dramma di Trish tocca il suo vertice, mentre il detective Hardy cerca distrazione negli appuntamenti online

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"Tutti leggono Cinquanta Sfumature di Grigio sull'autobus!" Se l'osservazione del nuovo sospettato Aaron Mayford (interpretato dall'attore comico Jim Howick, qui in una veste tanto inusuale quanto inquietante) potrebbe indurre molti al sorriso, il contesto fortemente drammatico del quarto episodio di Broadchurch la offusca con la ripugnante nebbia di una brutalità sadica ammantata di quotidiano. Giunti a metà di questa terza stagione, la schiera dei sospettati è ormai talmente ricca e bilanciata in ogni suo componente da non concedere allo spettatore nessun appiglio decisivo per poter formulare ipotesi in merito all'identità dello stupratore di Trish Winterman; stupratore che scopriamo, nel finale di puntata, aver già colpito un'altra donna due anni prima.

L'unica certezza che continua a non poter essere contestata è l'eccezionale forza tragica della vicenda trattata, in tutto e per tutto accostabile a quella narrata nella prima, memorabile stagione dello show creato da Chris Chibnall. Onore al merito di un comparto attoriale che a stento trova corrispondenze televisive all'altezza, capitanato dai veterani Tennant e Colman e rafforzato dalla straordinaria Julie Hesmondhalgh (per cui è realistico prevedere una nomination ai BAFTA, se addirittura la vittoria): nell'episodio di questa settimana, l'attrice offre una tra le performance più toccanti di tutta la serie, nel ripercorrere passo dopo passo i propri movimenti durante la notte del crimine, fino a sdraiarsi nella terra su cui si è consumato il suo stupro, riportando alla mente i dolorosi dettagli di quei minuti infernali, a vantaggio delle indagini ma a svantaggio della sua già precaria stabilità psicologica.

Mentre i sospetti di Miller e Hardy si estendono al sopracitato Mayford, reduce da un processo per violenza sessuale e perfetta incarnazione del tipo di maschio in grado di far vergognare, ahinoi, qualsiasi esponente del cosiddetto sesso forte, la scoperta della scappatella tra Trish e Jim Atwood fa ulteriore luce sul fallimentare matrimonio dell'uomo con Cath. Sono uomini deboli e schiavi dei propri istinti più bassi, quelli mostrati da Broadchurch, o quantomeno confusi e accecati dalla propria emotività, come succede a Mark Latimer, boccheggiante nella propria sete di vendetta per il figlio; elemento, questo, che crea un fil rouge attraverso le tre stagioni della serie di ITV, ma appesantisce una trama che non necessita, in virtù della propria solidità e ricchezza, di alcuna strizzata d'occhio al passato dello show: staremo comunque a vedere come gli autori svilupperanno questo spunto, sperando che sia ancora vivo in loro il ricordo degli errori compiuti nella seconda, traballante stagione.

È, invece, una novità assoluta vedere Alec Hardy alle prese con un appuntamento ottenuto tramite un sito d'incontri. Si tratta di una parentesi di relativa quiete in mezzo alla tempesta di un caso che sta provando pesantemente sia Miller, straziata dalla solidarietà femminile, che l'ombroso detective, specchiato esempio di virilità che non deve passare per lo squallore di alcuna autoaffermazione machista. Per quest'uomo malinconico e segnato, è impossibile non provare un misto di tenerezza e ammirazione; in un panorama costellato di figure maschili bugiarde, pavide e brutali, Hardy torreggia nel paradosso della propria fragilità onesta; che sia grazie a un fortunato incontro online o per altre vie più consone alla sua natura schiva - l'imbarazzata legnosità palesata durante l'incontro con la ragazza è la punta di diamante della magnifica prova di David Tennant nell'episodio - le nostre speranze sono tutte direzionate verso un futuro leggermente più roseo per il tormentato protagonista, fulgido simbolo di una mascolinità sensibile e integerrima che innamora episodio dopo episodio.

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