Broadchurch 3×03: la recensione
Il terzo episodio della terza stagione di Broadchurch esplora le declinazioni del maschilismo e la capacità di resilienza delle vittime
I molti satelliti maschili che orbitano attorno a Trish - e, più in generale, alle figure femminili della serie - sono spesso connotate come ottuse e obnubilate dal pregiudizio, mentre la diffidenza si fa strada nella mente delle potenziali vittime (fa centro la scena tra Cath e Jim, in cui la donna chiede al marito se sia stato lui a violentare Trish). Lo stesso Ed, capo della donna stuprata nonché padre del detective Harford, uomo che pur sembra essere molto affezionato alla vittima, si lascia sfuggire un commento sciocco che ne denota l'estrema chiusura mentale; nel suo "non è il tipo di donna a cui succedono queste cose", si riflette drammaticamente il concetto di concorso di colpevolezza della vittima stessa, e non è un caso che proprio Trish continui a tormentarsi e colpevolizzarsi per quanto avvenuto.
La vicinanza di Beth Latimer è, in questo episodio, un balsamo benefico per Trish, sebbene non risolutivo, e il confronto tra i due personaggi in merito alle due tragedie occorse nelle loro vite - la morte del figlio dell'una e la violenza sessuale dell'altra - mette bene in luce l'istinto resiliente cui queste donne profondamente segnate devono affidare la loro sopravvivenza. Beth è riuscita a risollevarsi tra mille difficoltà, ma la sua ripresa è in qualche modo ostacolata dall'incapacità del marito Mark di rassegnarsi alla mancata giustizia nei confronti per il figlioletto ucciso. Capiamo dai dialoghi come sia Beth che la figlia Chloe abbiano già espresso il desiderio di archiviare per sempre ogni questione giudiziaria in merito al destino di Joe Miller, ma l'ostinazione di Mark rema contro il loro proposito di andare avanti.
Tuttavia, anche il dolore più intenso, sembra suggerire Chibnall attraverso la parabola di Beth, può diventare - se elaborato correttamente - un compagno di viaggio, piuttosto che il macigno che ostacola il procedere del nostro cammino. "Non dobbiamo lasciarli vincere," dice Beth a Trish riferendosi a chi, assassino o stupratore, ha tentato di rovinare la loro esistenza; ed è questo forse l'insegnamento più importante che, al di là del sapiente gioco di sospetti creato dalla sceneggiatura, questa terza stagione di Broadchurch può dare al suo pubblico, senza la pedanteria della predica.