Broadchurch 3x01: la recensione

Il ritorno di Broadchurch cala i protagonisti Miller e Hardy nelle nuove indagini per un caso di stupro, senza rinunciare ai punti di forza della serie

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Spoiler Alert
A due anni dalla fine della seconda, fiacca stagione, tornano sul piccolo schermo i piccoli grandi dramma di Ellie Miller e Alec Hardy, protagonisti di Broadchurch. Per tutti coloro che fossero rimasti - giustamente - delusi dalla fumosa e sostanzialmente inutile seconda annata di una serie che si era presentata, al suo esordio, come un autentico gioiello (meritevole, peraltro, di un trascurabile remake americano), le buone notizie non sono poche: Miller e Hardy sono infatti tornati sul campo, alle prese con un caso nuovo di zecca e che sembrerebbe, per ora, non avere nulla a che fare col loro travagliato passato.

Si tratta, contrariamente a quanto accaduto finora nella serie targata ITV, di un caso di stupro; il che denota, già di per sé, un certo coraggio nel focalizzarsi su quello che viene tradizionalmente considerato un reato meno grave dell'omicidio. Tuttavia, sia attraverso la conoscenza della vittima, la farmacista Trish (magistralmente interpretata da Julie Hesmondhalgh), sia grazie all'empatia dimostrata da Ellie (una sempre formidabile Olivia Colman), la percezione è di un dramma in tutto e per tutto accostabile a quello di una vera e propria morte. Trish deve convivere con la perdita di una parte di sé, con il lutto della propria dignità causato da un criminale invisibile e ben organizzato, che manifesta - in base alla ricostruzione degli eventi - la premeditazione del proprio crudele atto.

Parallelamente al caso, ci vengono offerti rapidi sguardi sulle vite dei protagonisti e dei comprimari che abbiamo imparato ad amare: ritroviamo Mark, il padre di Danny (il bambino assassinato nella prima stagione), che ha scritto un libro sull'accaduto e si è ormai separato dalla moglie Beth; la donna, a sua volta, ha trovato un balsamo al proprio dolore nell'affetto delle due figlie e nella nuova professione di consulente presso un'associazione specializzata nell'assistenza alle vittime di reati sessuali. Il che congiunge, ancora una volta, il suo destino a quello di Ellie, moglie dell'uomo che, consumato da un amore ossessivo e morboso, ha messo fine alla vita di suo figlio.

Il tempo è passato, e per Ellie è tempo di fronteggiare i turbamenti del figlio quindicenne Tom: il ragazzino fornisce filmati porno ai compagni di classe, e bastano poche battute scambiate con la madre per mettere in luce il disagi di una situazione di latente sessuofobia che Ellie sta sviluppando, vuoi per il recente caso di stupro, vuoi per l'ombra della pedofilia sull'omicidio del piccolo Danny. Anche Alec Hardy, risolto - almeno per ora - il problema cardiaco che infestava la sua vita, è alle prese con la preoccupazione per una figlia adolescente, mentre un potenziale stupratore seriale si aggira a piede libero per la cittadina. È questo solo uno dei punti di contatto tra i due detective, che dimostrano - grazie alle pregnanti interpretazioni della già citata Colman e di David Tennant - di aver sviluppato una chimica ben più profonda che in passato, sebbene tuttora scevra di connotazioni romantiche.

Fa piacere notare come gli elementi di forza di Broadchurch siano rimasti sostanzialmente immutati: la minuziosa costruzione psicologica dei personaggi, il carisma magnetico della coppia di protagonisti così come di tutto il resto del cast, una regia che accarezza i suggestivi paesaggi del Dorset profumando di malinconia anche una giornata assolata. È una terza stagione, quella prospettata, che lascia intravedere più di una rinascita, andando di pari passo con la resurrezione di una serie che promette di riportare il racconto ai propri antichi splendori, senza il peso di casi insoluti o di questioni rimaste in sospeso: c'è aria nuova a Broadchurch, e siamo impazienti di riempircene i polmoni.

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